."Pagine corsare"
I processi
.
?Documenti relativi al
processo a Pasolini, reo di vilipendio alla religione di Stato
per il film La ricotta
Introduzione
di Massimiliano Valente
Nel 1963 Pier Paolo Pasolini propose al produttore Roberto Amoroso un soggetto per un film ad episodi che avrebbe dovuto intitolarsi La vita ? bella. Pasolini propose La ricotta. L'editore Amoroso letto il "trattamento" del film si rifiut? di produrlo, asserendo che questi fosse: "una raccolta di inverecondie offensive al senso morale suo e del pubblico tutto", chiedendo oltretutto al regista 60 milioni di danni.
Sar? lo stesso produttore di Accattone, Alfredo Bini, a produrre il film, che sar? inserito nella pellicola ad episodi RoGoPaG, strano titolo ottenuto con le iniziali dei quattro registi che vi hanno collaborato: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti.
Questo il primo atto delle interminabili vicissitudini che hanno accompagnato l'uscita e la vita intera del film. Una vicenda giudiziaria sintomatica dello stato di un paese, l'Italia, in pieno boom economico, costantemente in bilico tra modernismo e tradizione, tra laicismo e clericalismo. Lascia stupiti l'indifferenza degli ambienti cattolici, e in alcuni casi addirittura la benevolenza con cui fu accolto il film; mentre la magistratura incredibilmente si fece paladina di una concezione confessionale dello Stato. Erano anni di fermento nel mondo cattolico: la grande revisione del cattolicesimo, cominciata nel 1959 era in pieno svolgimento. Giovanni XXIII aveva aperto pochi mesi prima i lavori dell'assise che avrebbe dovuto cambiare l'idea che la chiesa aveva di se stessa: "popolo di Dio" pi? che istituzione gerarchico-giuridica. Forse per questo clima si spiega la latitanza in questa faccenda giudiziaria della chiesa cattolica. Nei fascicoli allegati ai verbali di appello vi era una lettera di Padre Grasso, che mostrava di aver colto pienamente lo spirito profondamente religioso del film.?
Si diceva della magistratura, che Pasolini riteneva istituzione asservita agli interessi borghesi, e in particolare del protagonista di questo procedimento:? Giuseppe Di Gennaro. Magistrato che in giovent? aveva scritto sceneggiature per televisione ed era appassionato di cinema. E' stato lui a introdurre, per primo, la moviola nelle aule giudiziarie. Era Di Gennaro che, in qualit? di Pubblico Ministero, firm? l'ordine di sequestro del film e la citazione in giudizio di Pasolini. Della requisitoria del P.M. non v'? traccia nel fascicolo archiviato presso il tribunale di Roma, ma da cronache dell'epoca risulta un'arringa molto dura:?
"Inutilmente si tentano di giustificare gli illeciti commessi dichiarando che il film era diretto a perseguire fini legittimi [...] il fine reale perseguito dall'imputato ? proprio quello di dileggiare la figura pi? alta della religione cattolica, l'uomo-Dio che congiunge il nuovo e il vecchio testamento, nel momento ineffabile della sua passione e della sua morte [...] E'? troppo comodo il pretesto di attribuire la responsabilit? agli uomini della troupe [...] Troppa densit? di concetti, troppo uso di simboli, troppe valutazioni e giudizi perch? ne risultasse un'opera d'arte e non una verbosa e magniloquente pellicola [...] quale spaventosa prosopopea illudersi di confondere professoralmente gli uomini comuni negando di aver voluto vilipendere! [...] Voi vi domanderete come mai la stessa stampa cattolica non ha reagito con sdegno all'insulto di costui. E ne avete ben donde: i cattolici avrebbero dovuto prendere posizione [...] sono sicuro che la vostra sentenza sveglier? i morti, richiamer? in vita e dignit? quei cattolici da sacrestia che hanno abdicato alla loro cultura per tema di essere tacciati di conformismo [...] Il valore del vostro giudizio trascender? questa situazione contingente per assurgere al livello principale, di dettato pedagogico sociale [...] la condanna avr? un valore pedagogico che andr? oltre la persona dell'imputato [...] Il legistatore del 1930 non previde che il vilipendio sarebbe potuto avvenire cos? sfacciatamente a mezzo di uno dei pi? efficaci e potenti mezzi di comunicazione. La relativa pena sarebbe stata pi? grave! [...] Qui sono io, al banco del pubblico ministero, ma in quale veste? Se l'imputato ? colui che ? chiamato a rispondere di un'accusa, ebbene anch'io sono imputato! E' doveroso che io faccia un'esatta presa di coscienza della realt?. Da varie fonti, senza metafore, mi si accusa: l'attentore della libert?, il liberticida, l'inquisitore! Non occore altro per rendersi conto che in questo processo gli imputati sono due: Pier Paolo Pasolini e io [...] Se voi condannerete Pasolini approverete me, ma se voi lo assolverete allora, ineluttabilmente, condannerete il mio operato".?
Queste le parole del pubblico ministero, questo il clima da crociata in cui matur? la condanna in primo grado. Il giorno in cui fu pronunciata la condanna la madre di Pasolini, Susanna, ebbe un grave mancamento fisico; Pasolini chiam? il magistrato e inve? contro di lui. Scrisse per la madre i seguenti versi:
Sei insostituibile. Per questo ? dannata
alla solitudine la vita che mi ? data.
E non voglio essere solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore dei corpi senz'anima.
Perch? l'anima ? in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore ? la mia schiavit?:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimendiabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora ? finita.
Sopravviviamo: ed ? la confusione?
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Solo qui, solo, con te, in un futuro aprile...
Qualche anno dopo Di Gennaro commentando quel processo e quella sentenza dir?:
"Giudico quella sentenza giusta e ritengo che, nelle stesse circostanze, dovrebbe ancora essere data oggi. Per quanto riguarda quel processo, in particolare, devo ricordare che Pasolini in quel momento rappresentava - nella stagnazione della cultura italiana - un'espressione di particolare vivacit? e di significato veramente eccezionale. Quindi era seguito con grande attenzione da tutti, da quelli che andavano allora per la maggiore anche come persone colte - un po' l'establishment, l'intelligenza culturale era con lui. Mentre, dall'altra parte, la cultura tradizionale, specialmente quella di derivazione cattolica, era praticamente inesistente o, addirittura, direi intimidita dalla presenza di Pasolini che indubbiamente, al confronto, era un gigante".
?
Giuseppe Di Gennaro, diventato famoso grazie al processo a Pasolini, nel 1975 sar? rapito dai NAP in qualit? di capo dell'Ufficio studi degl istituti di prevenzione e pena. Nel 1992 diventa reggente della superprocura antimafia, dopo aver occupato presso l'ONU responsabilit? nella lotta al narcotraffico.?
In quel momento Di Gennaro ? in conflitto con il ministro degli esteri De Michelis e il presidente del consiglio Andreotti, ? invece appoggiato dalla sinistra, evidentemente dimentica del suo passato di censore.
|
.
Alla condanna di primo grado segu? l'assoluzione in appello, e successivamente al ricorso in cassazione del procuratore Generale di corte d'appello, l'annullamento della sentenza, che non dar? luogo ad alcuna condanna visto che un'amnistia aveva cancellato il reato.
Il dissequestro della versione originale, priva dei tagli, fu ordinato solo nel 1968.
Si chiude cos? la vicenda giudiziaria che segn? un conflitto tra due concezioni della religione e della libert? d'espressione: da una parte la magistratura legata ad un vecchio schema clericale, e supportata dall'allora in vigore codice Rocco; e dall'altra la stampa di sinistra e gli intellettuali fautori di uno stato e una giustizia realmente laica.
Per questo significato fortemente simbolico abbiamo ritenuto opportuno trascrivere i verbali di questo processo, che solo nella loro integrale trattazione danno il senso di quanto scomoda fosse la posizione di Pasolini in un contesto culturale oppressivo, con chiari connotati persecutori.
|

?
SUL PROCESSO
PER LA RICOTTA
VEDI ANCHE
SUI PROCESSI
VEDI ANCHE

Cronologia, ordinata
per anno

Cronologia, ordinata
per imputazione

Processo a Pino Pelosi
per l'assassinio
di Pier Paolo Pasolini

Fonti di ricerca e
documentazione
|
?
?
?
|