.Pier Paolo Pasolini
La saggistica
Passione e ideologia
1960
commento di Massimiliano Valente
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I - DUE STUDI PANORAMICI
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La poesia dialettale del Novecento
Il reame
Roma e Milano
Le regioni del nord
Il friuli
La poesia popolare italiana
Un secolo di studi sulla poesia popolare
Il problema
Italia settentrionale
Italia centrale
Italia meridionale
Poesia folcloristica e canti militari
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II - DAL PASCOLI AI NEO-SPERIMENTALI
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Pascoli
La lingua della poesia
Montale
Un poeta in genovese
Un poeta in abbruzzese
Un poeta in molisano
Gadda
Le novelle dal ducato in fiamme
Il pasticciaccio
Osservazioni sull'evoluzione del Novecento
La confusione degli stili
Sui testi
Notarella sul Carducci
Un poeta e Dio
I "Canti dell'infermità" di Rebora
Sbarbaro
Saba: per i suoi settant'anni
Un poeta cattolico
Penna
Bertolucci
Officina parmigiana
Bassani
Caproni
Implicazioni di una "Linea lombarda"
Volponi
Un poeta bolognese
Solmi: evasione e pegno
Luzi
Parronchi e la "Via dell'umano"
Fine dell'engagement
I destini generali
Il neo-sperimentalismo
La libertà stilistica
Nota
"Passione e ideologia": questo e non vuole costituire un'endiadi (passione ideologica o appassionata ideologia), se non come significato appena secondario. Né una concomitanza, ossia: "Passione e nel tempo stesso ideologia". Vuol essere invece, se non proprio avversativo, almeno disgiuntivo: nel senso che pone una graduazione cronologica: "Prima passione e poi ideologia", o meglio "Prima passione, ma poi ideologia". Il lettore potrà capire questo passaggio sia con l'imbattersi in dichiarazioni esplicite, sia col seguire le trasformazioni e le varie vicende di due gruppi tematici: la poesia regionale dialettale e Pascoli. Vedrà come nei saggi più vecchi l'individuazione dell'esistenza di questi due fatti si limiti a se stessa, quasi che il suo attuarsi fosse di per sé una ragione critica esauriente. E non nego che in qualche modo lo fosse, data la sovversione di certi valori e di certe abitudini ch'essa implicava. Ma il lettore vedrà poi come, invece, quei due gruppi tematici, pur ritornando, pressocché ossessivi, per tutto il libro, prevedano una visione storica in cui la loro semplice constatazione non è più sufficiente. La passione, per sua natura analitica, lascia il posto all'ideologia, per sua natura sintetica... (1)
In questa nota contenuta nel volume Pasolini spiega il suo atteggiamento culurale perennemente in bilico tra ricerca e studio appassionato seguito e integrato dall'ideologia.Passione e ideologia viene pubblicato nel 1960, anno cruciale per Pasolini, che vede pubblicata la raccolta di poesie La religione del mio tempo, e la lavorazione del suo primo film da regista, Accattone.
Gli scritti conenuti in questa raccolta saggistica riguardano l'attività letteraria svolta da Pasolini tra il 1948 e il 1958.
La parte centrale del volume è costituita da due lunghe e corpose introduzioni alle antologie realizzate per l'editore Guanda: La poesia dialettale del Novecento, curata con Mario Dell'Arco e pubblicata nel '52, e Canzoniere italiano, antologia della poesia popolare pubblicato nel '55.
In Passione e ideologia Pasolini volge il proprio sguardo a una elaborazione critica, che si focalizza in particolare sulle scelte stilistiche della sua narrativa, nonché le tensioni tipiche del primo periodo poetico dialettale.
Secondo Pasolini, la produzione letteraria è influenzata dallo sviluppo storico e, quindi, dai cambiamenti dei rapporti di forze tra le varie classi sociali e dall'influsso geografico. La prima parte di Passione e ideologia rappresenta per Pasolini un modo per affrontare le problematiche linguistiche che via via avrebbe ritrovato nei componimenti delle proprie opere successive. Come punti di riferimento prende il dialetto e la cultura popolare.
Nella seconda parte del volume, che ha per titolo Da Pascoli ai neosperimentali, Pasolini affronta alcuni autori che sente particolarmente vicini a sé, attraverso l'analisi delle strutture stilistiche. Da questo punto vista Pasolini vede in Giovanni Pascoli l'innovatore per eccellenza della poesia italiana del Novecento (Pasolini si laureò con un tesi su Pascoli). Scrive:
"Il plurilinguismo pascoliano (il suo sperimentalismo antitradizionalistico, le sue prove di parlato e prosaico, le sue tonalità sentimentali e umanitarie al posto della casistica sensuale religiosa petrarchesca) è di tipo rivoluzionario, ma solo in senso linguistico, o, per intenderci meglio, verbale: la figura umana e letteraria del Pascoli risulta dunque soltanto una variante moderna, o borghese nel senso moderno, dell'archetipo italiano, con incompleta coscienza della propria forza, comunque innovativa". (1)
Nel tracciare un giudizio sugli autori presi in considerazione Pasolini si riferisce continuamente ai modelli letterari del Pascoli e alle prime esperienze del Novecento. Secondo Pasolini, infatti, i prodotti letterari moderni non sono altro che l'elaborazione delle opere del passato e non solo in funzione del pensiero morale, ma anche in relazione al mutamento della lingua. Questo non deve far pensare che la critica pasoliniana non sia altro che una sistematizzazione del passato in funzione di una revisione, ma una libera scelta critica. Scrive Pasolini:
"Al critico fin troppo appassionato, si mescola in me... l'ideologo. E la mia lotta ideologica si è svolta tutta contro l'ermetismo e il novecentismo, sotto il segno di Gramsci". (2)
(1) Pier Paolo Pasolini, Passione e ideologia, Garzanti, Milano 1960.
(2) Pier Paolo Pasolini, Il portico della morte, a cura di Cesare Segre, Fondo Pasolini 1988.
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SAGGISTICA
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di Angela Molteni

Bibliografia
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