Il teatro

Pier Paolo Pasolini
Il teatro

Porcile

Porcile, dramma in undici episodi, è il corrispondente teatrale dell'"episodio tedesco" rappresentato nel film omonimo. I dialoghi sono trasportati quasi del tutto integralmente nell'opera cinematografica: sarà utile quindi leggere anche il commento al film contenuto in Pagine corsare nella sezione "cinema".

È significativo, soprattutto, meditare su alcune dichiarazioni e sui dialoghi dei personaggi rappresentati, per "rintracciare" i segnali del messaggio pasoliniano: rispetto alle "regole" del potere dominante non è possibile a un individuo, pena una fine terribile, essere "né ubbidiente né disubbidiente": occorre solo conformarsi acriticamente. Dice tra l'altro Julian, il protagonista della vicenda:

io non ho opinioni.
Ho tentato di averne, e ho fatto, in conseguenza, 
il mio dovere. Così mi sono accorto
che anche come rivoluzionario ero conformista.
E Ida, che ama Julian e non si capacita del fatto di non esserne riamata, dialogando con la madre di Julian, delineerà alcuni aspetti caratteristici – ma contrastanti con quelli esposti appunto dalla madre – del giovane:
MADRE
Egli era orgoglioso.

IDA
Orgoglioso?
No, al contrario, era pronto a tutte le bassezze,
era del tutto privo di orgoglio, Julian.

MADRE
Cosa dici? Da bambino non ha mai chiesto,
mai, perdono a nessuno…

IDA
Io l'ho sentito mille volte chiedere perdono!

MADRE
Sei matta! Egli non ritornava mai sulle sue decisioni

IDA
Ma se non ne prendeva…
[…]
MADRE
Julien era assolutamente sprovvisto di ogni umorismo.
E aveva un vero culto per l'esercito:
avrebbe voluto diventare soldato, come suo nonno
[…]

IDA
Egli non odiava né amava l'esercito:
gli era del tutto indifferente.
Credo che non ne sapesse nemmeno l'esistenza,
anche se non ha protestato mai con noi contro la guerra.

Julien in effetti ha una passione amorosa avvolta da un fitto "mistero": si scoprirà infine – a sottolineare la sua "diversità" – che egli ama, anche carnalmente, i maiali custoditi nel porcile della tenuta paterna. Egli tenta di darne spiegazione a Ida, con un lungo monologo alla fine dell'ottavo episodio del dramma:
Che cosa immensa e curiosa il mio amore. 
Non posso dirti chi amo; 
ma non è questo che interessa. Mai, 
oggetto di passione amorosa è stato così infimo
(per dir poco). […]
Una cosa veramente unica.
Da non potermene mai un istante liberare, 
neanche dal pensiero. Non è una cosa che capita,
nascendo, vivendo: no. Insomma, non c'è in essa
NIENTE DI NATURALE.
[…]
Mi alzo alla mattina. E cosa mi aspetta?
Una giornata piena di questo amore.
Grande importanza, nella gioia che ne provo, 
è che a conoscerlo sono soltanto io. E che quindi
i suoi atti devono essere compiuti in segreto;
[…]
Mi alzo, il mattino, compio le azioni di Julian, e poi…
Poi esco fuori. Fuori,
insieme alla natura, ecco che mi aspetta anche
una impreveduta razza umana: coloro che coltivano la terra.
Essi non hanno nulla a che fare col resto dell'umanità.
[…]
Dove vado, poi, quando resto solo?
Questo è quello che non ti posso dire.
[…]
Ho sognato poche notti fa
che ero per una strada buia, 
piena di pozzanghere; […]
Ed ecco che sull'orlo dell'ultima
di queste pozzanghere, c'è un maiale, un maialino…
Io mi avvicino a lui, come per prenderlo e toccarlo.
Ed esso allegro mi morde. Il suo morso mi strappa
quattro dita della mano destra, che però restano attaccate
e non sanguinano, come se fossero di gomma…
[…]
Chissà mai qual è la verità dei sogni
oltre a quella di renderci ansiosi della verità.
Pasolini dichiarò che in parte si identificava con Julien Klotz, "l'ambiguità. l'identità sfuggente, e insomma tutto quello che il personaggio dice di se stesso nel lungo monologo rivolto alla sua ragazza che se ne va".
 

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Bibliografia

 


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