Il teatro

Pier Paolo Pasolini
Il teatro

Orgia
1968

Orgia è un dramma teatrale in un prologo e sei episodi. Pasolini ne diresse la prima presso il Teatro Stabile di Torino, ma la rappresentazione raccolse derisione, o nel migliore dei casi indifferenza, di pubblico e critica. Il poeta dichiarò: "[un'esperienza] sbagliata per colpa mia perché ho tentato, appunto, di raggiungere con il teatro quel famoso decentramento che scavalcasse gli obblighi, ovvero le direzioni obbligate della cultura di massa. Ma per questo bisognerebbe decidere di dedicarsi al teatro, come dei pionieri, per tutta la vita, oppure è meglio rinunciare. […] Ho intuito che [al teatro] bisognava dedicarcisi una vita, altrimenti non vuol dire nulla".

I personaggi sono un uomo e una donna: nel quinto e ultimo episodio, un uomo e una ragazza che l'uomo porta a casa sua e alla quale egli spiega:

Una volta c'era mia moglie,
e c'erano i miei bambini.
Questa primavera se ne sono andati…
e non sono tornati più…
Nel prologo Pasolini fa dire all'uomo:
Sono morto da poco. Il mio corpo
penzola a una corda, stranamente vestito.
Sono dunque appena risuonate qui le mie ultime parole, 
ossia: "C'è stato finalmente uno che ha fatto buon uso della 
[morte.
Inizia a questo punto un flash-back durante il quale l'uomo dapprima definisce se stesso
Ecco dunque: quest'uomo che vi parla appeso alla corda,
con l'osso del collo spezzato, e già freddo,
è stato quello che si dice un uomo come tutti gli altri.
[…]
È stato, con tutti gli altri, dalla parte del potere
[…]
Sì, io sono stato veramente libero e indipendente
perché ho accettato senza alcuna riserva
che ci fosse il potere, mi ci sono adattato,
con tutto il conformismo necessario, e, da uomo
normale, ho cercato di viverne la mia parte.
Non grandi cose: sono stato soltanto un medio borghese.
[…]
Ecco, io sono stato in vita un uomo Diverso:
questa è la ragione per cui mi sono chiesto
come ho potuto vivere in pace, dalla parte dell'ordine.
È semplice: nascondendo a me stesso e agli altri
la mia Diversità.
Essa non è mai stata esaminata, capita, accettata, 
discussa, manipolata. […]
Ripercorre quindi il proprio rapporto masochistico e violento con la moglie (la donna, nell'opera pasoliniana); la donna, infine, conclude così un lungo e drammatico monologo:
C'è un fiume che scorre in una pianura, qui vicino.
La primavere rende la sua acqua torbida e quasi gialla
(mentre nei periodi di magra è azzurra, d'avorio
tra il cenere e il ruggine dei rami secchi).
Andrò sulle rive di quel fiume – con la luce 
che disegna l'immensità… delle vite che passano
nel giorno…
Starò un momento su quella riva dei primi di giugno;
poi scomparirò, nell'acqua, resa, così, tragica
[…]
Ma non sarò sola, perché – prima ancora –
qui, dentro questa casa – nel silenzio
dei primi sonni – avrò guadagnato la stanza dei bambini.
Essi saranno dunque con me, a farmi compagnia.
Non saranno due compagni vivi, però, ma due compagni morti.
Infatti, prima di guadagnare la loro cameretta,
andrò a prendere un coltello, nella cucina, di qua.
Ed è quello che, muovendo i passi, mi accingo a fare. 

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Bibliografia

 


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