La vita

"Pagine corsare"
La vita

Un documentario di Roberta Torre,
"La notte in cui è morto Pasolini", intervista a Pino Pelosi
e "Tiburtino Terzo" [Cristina Paternò]
e un filmato su Profondo nero

Forse non bazzicano più a via di Donna Olimpia o via di Pietralata, ma i ragazzi di vita ci sono ancora. Sono i figli delle periferie, chissà come li  racconterebbe oggi Pier Paolo Pasolini. Ci prova Roberta Torre, la regista che ha prodotto e diretto due film-documentario che sono stati presentati il 14 maggio scorso in anteprima nazionale a Roma, al Nuovo Cinema L’Aquila. Lei ha scelto di  raccontare quelli del “Tiburtino III”, quelli venuti su a pane e Raccordo  Anulare, cresciuti in un tessuto sfilacciato, con una città rimasta sullo  sfondo, che oggi il sindaco Alemanno ha smesso di provare a ricucire.

Ma la Torre ha voglia di indagare anche sul passato. “La notte in cui è morto  Pasolini” è un'intervista esclusiva risultato di un lungo lavoro di avvicinamento a un uomo che, nelle parole della regista, oggi è un "dinosauro di periferia". Il 26 aprile del '76 nel processo di primo grado il giovanissimo Pelosi venne condannato come unico esecutore dell'omicidio di Pier Paolo Pasolini. Trent'anni dopo indica i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino come autori del delitto. Ma al di là delle sue molteplici verità sono ancora molte le ombre che restano su uno degli episodi più oscuri della storia italiana. 

Pelosi racconta di quella notte tra l’1 e il 2 novembre allo Idroscalo di Ostia, quando fu l’ultimo �- ma non il solo - a vedere vivo lo  scrittore. La ricostruzione di Pelosi parla di cinque persone, che avrebbero  partecipato al pestaggio mortale, ricorda come venne intimidito, come quella esecuzione venne volutamente «firmata» con il suo anello che riproduceva quello delle forze armate americane che gli venne tolto a forza e gettato accanto al  cadavere.

"Tiburtino III" raccoglie alcune interviste ai "ragazzi di vita" di oggi. Tiburtino III è una "riserva indiana" dove vivono ragazzi cresciuti con il mito della bella vita, dei soldi facili, tra cocaina a fiumi e notti passate sul Raccordo Anulare a guidare senza meta. Ma che oggi si vedono senza futuro.

I due documentari sono nati come "materiale di lavoro" per uno spettacolo teatrale, "K, Atti Relativi" (sigla del fascicolo giudiziario del caso Pasolini), prodotto da Accademia Perduta, per la regia di Roberta Torre che debutterà nel giugno del 2010.

A partire dalla visione dei due film, prodotti da Rosettafilm e Accademia Perduta, si svolgerà un dibattito, moderato da Concita De Gregorio, a cui prenderanno parte, oltre a Roberta Torre: Massimiliano Smeriglio, assessore alle Politiche del lavoro e della formazione della Provincia di Roma, Cecilia D'Elia, assessore alla Cultura della Provincia di Roma, Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma, Don Roberto Sardelli, Ruggero Sintoni, produttore Accademia Perduta e due ragazzi del Tiburtino III.

[Fonte: http://news.cinecitta.com]

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QUI UN'ANTICIPAZIONE DEL FILMATO DI ROBERTA TORRE

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Chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini? Chi ha massacrato di botte il poeta, nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975, all'Idroscalo di Ostia? Pino Pelosi, l'uomo che per quel delitto è stato condannato a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni, oggi si proclama innocente e racconta una verità che potrebbe far riaprire il caso giudiziario.

Nel volume "Profondo Nero" di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, l'ex ragazzo di borgata parla per la prima volta di un "delitto politico", eseguito da un commando di 5 persone, e fa i nomi di due dei picchiatori: i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino, indicandoli come due frequentatori della sezione Msi del Tiburtino. Non solo. Nel libro, e nel documentario che gli autori hanno realizzato sul caso Pasolini, Pelosi rivela un'altra novità clamorosa: tra lui e il regista, la sera dell'agguato mortale, c'era una appuntamento, fissato da una settimana. Un dato che oggi riapre i sospetti sulla possibile premeditazone del pestaggio. Su questi elementi inediti contenuti in "Profondo nero", si basa l'istanza formale di riapertura dell'inchiesta sul delitto Pasolini presentata nei giorni scorsi dall'avvocato Stefano Maccioni e dalla criminologa Simona Ruffini.

Dalla ricostruzione proposta nel libro e dalle interviste che vedrete nel documentario, prende corpo anche il possibile movente dell'esecuzione di Pasolini, riconducibile probabilmente a "Petrolio", il romanzo rimasto incompleto e pubblicato postumo, nel quale lo scrittore denuncia la natura criminale del potere in Italia a partire dall'uccisione di Enrico Mattei e si scaglia contro la destra economica e le sue tentazioni eversive. Proprio a partire dalla morte del presidente dell'Eni si snoda il grande affresco giudiziario di "Profondo nero": la storia di un complotto italiano, nato per eliminare Mattei, e ricompattato negli anni successivi per tappare la bocca al giornalista di Palermo Mauro De Mauro e allo scrittore Pasolini, entrambi "colpevoli" di essersi avvicinati troppo alla verità. 

 

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Un documentario di Roberta Torre e un filmato su Profondo nero

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