Libri

"Pagine corsare"
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Profondo nero
Mattei, De Mauro, Pasolini.
Un'unica pista all'origine delle stragi di Stato
Un libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
Editore Chiarelettere - In libreria del 20 febbraio 2009

Copertina del libro"La Loggia P2 è stata fondata da Eugenio Cefis che l’ha gestita fino a quando è rimasto presidente della Montedison.” (Secondo una nota riservata del Sismi agli atti dell’inchiesta di Pavia del pm Vincenzo Calia)

“Forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese.” (Amintore Fanfani)

“Per me i partiti sono come taxi. Salgo, pago la corsa e scendo.” (Enrico Mattei)

Eccolo il mistero italiano. Il giornalista De Mauro e lo scrittore Pasolini avevano in mano le informazioni giuste per raccontare la verità sul volto oscuro del potere in Italia, con nomi e cognomi. Erano gli anni Settanta. Il primo stava preparando la sceneggiatura del film di Francesco Rosi sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni che osò sfidare le compagnie petrolifere internazionali. Il secondo stava scrivendo il romanzo Petrolio, una denuncia contro la destra economica e la strategia della tensione, di cui il poeta parlò anche in un famoso articolo sul “Corriere della Sera” (“Cos’è questo golpe”).

De Mauro e Pasolini furono entrambi ammazzati. Entrambi avrebbero denunciato una verità che nessuno voleva venisse a galla: e cioè che con l’uccisione di Mattei prende il via un'altra storia d'Italia, un intreccio perverso e di fatto eversivo che si trascina fino ai nostri giorni. Sullo sfondo si staglia il ruolo di Eugenio Cefis, ex partigiano legato a Fanfani, ritenuto dai servizi segreti il vero fondatore della P2. Il "sistema Cefis" (controllo dell’informazione, corruzione dei partiti, rapporti con i servizi segreti, primato del potere economico su quello politico), mette a nudo la continuità eversiva di una classe dirigente profondamente antidemocratica.

Le carte dell’inchiesta del pm Vincenzo Calia, conclusasi nel 2004, gli atti del processo De Mauro in corso a Palermo, nuove testimonianze (tra cui l’intervista inedita a Pino Pelosi, che per la prima volta fa i nomi dei suoi complici) e un’approfondita ricerca documentale hanno permesso agli autori di mettere insieme i tasselli di questo puzzle occulto che attraversa la storia italiana fino alla Seconda Repubblica.

Gli autori
Giuseppe Lo Bianco è caposervizio all’Ansa di Palermo. Ha scritto anche per “Il Giornale di Sicilia” e “L’Ora” e oggi collabora con “L’espresso” e “MicroMega”.
Sandra Rizza ha lavorato come cronista giudiziaria all’Ansa di Palermo. Ha esordito a “L’Ora” e scritto anche per “Panorama”, “La Stampa” e “il manifesto”. Oggi collabora con “L’espresso” e “MicroMega”.

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Dal blog "Uno nessuno"
"Caro lettore,
prendi fiato: stai per fare un salto nel tempo, una corsa a ritroso nella storia italiana, per scoprire il mistero del complotto che potrebbe avere provocato la morte di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni precipitato nel 1962 con il suo aereo nella campagna pavese di Bascapè.
Ma stai per scoprire qualcosa di più.
Che quel complotto sarebbe stato orchestrato “con la copertura di organi per la sicurezza dello stato”, e poi occultato in un intrecciodi omertà e depistaggi pronti a ricompattarsi ogni volta che, nella storia del paese, qualcuno minaccia di rivelarne il segreto.
Per questo motivo sarebbe sparito nel nulla a Palermo il giornalista Mauro De Mauro, eliminato in circostanze misteriose per volontà di un mandante invisibile. Per questo motivo lo scrittore Pier Paolo Pasolini, ucciso ufficialmente in una lite tra “froci”, sarebbe vittima di un agguato studiato a tavolino. Come si legano i tre delitti? Un filo nero come il petrolio avvolge la fine di Mattei, De Mauro e Pasolini."
Questa la prima pagina del libro che, mettendo assieme tre dei misteri d'Italia più enigmatici, racconta di trame di potere, di uno stato dentro lo stato, che vede assieme pezzi dei servizi, esponenti del mondo politico, mafia e logge massoniche.
La solita storia?
E allora chi ha stoppato la rivoluzione impossibile di Mattei? Rendere l'Italia independente dal punto di vista energetico, emanciparla dal giogo delle sette sorelle, allontanarla dagli influssi atlantici. Rendere l'Italia un paese con gli stessi diritti delle altre potenze occidentali, non più un paese a sovranità limitata.
Chi ha messo a tacere la voce del giornalista Mauro De Mauro: scomparso nel nulla; le indagini stoppate dai servizi. Molti di coloro che hanno indagato sono stati uccisi: Boris Giuliano (commissario della Mobile a Palermo), Giuseppe Russo (cap. dei carabinieri), Carlo Alberto Dalla Chiesa (comandante della Legione Carabinieri di Palermo) e il procuratore Scaglione. Quest'ultimo ucciso poco prima di andare a testimoniare su una telefonata tra “Mister X” Don Vito Guarrasi e il commercialista Antonino Buttafuoco in cui si parlava del giornalista scomparso.
Infine, come è morto e perchè il poeta Pier Paolo Pasolini, nella notte tra il 1 e 2 novembre 1975?
C'erano altre persone? E chi ne ha garantito l'impunità per più di 30 anni?
È morto per aver detto “io so” sul corriere, per aver messo assieme i fatti (le stragi, le violenze), con i gruppi di potere e gli attori degli anni '70 (la Dc, la P2)?
Un racconto sul filo nero del petrolio: come il petrolio che voleva comprare e portare in Italia Mattei. Come il libro che Pasolini voleva scrivere su Eugenio Cefis (il fondatore della Loggia P2, prima di Licio Gelli, secondo una nota dei servizi).
Sono morti perchè volevano denunciare, mettere a nudo il sistema “Cefis”, la continuità eversiva di una classe dirigente antidemocratica; che con la morte di Mattei si mette fine ad una svolta economica, sociale italiana, in un intreccio che deve rimanere misterioso fino ai nostri giorni.
“Anche la scomparsa di De Mauro deve restare un mistero, perché la sua risoluzione minaccia di chiarire, a ritroso, il segreto, il segreto della morte di Mattei. Così come aveva detto Dalla Chiesa, secondo quanto riferisce Elda De Mauro, la morte di Mattei se è vero che coinvolge lo Stato, non può essere certo decifrata. Perché contro lo stato, sia pure uno stato assassino, non si può certo andare. È un gioco di scatole cinesi di omertà, che racchiudono altre omertà, un gioco di coperture istituzionali a catena, che è pronto a ricominciare ogni volta che qualcuno decide di sollevare una pietra tombale del silenzio.”
Persone come il giornalista de “L'Ora” Mauro De Mauro. Come il poeta Pier Paolo Pasolini.
Un libro sugli anni '70, sugli anni di piombo, sulla strategia della tensione.
“Sono gli anni di piombo: agguati, sparatorie, stupri, sequestri, stragi di Stato, scontri di piazza, carabinieri e uomini dei servizi infiltrati nelle cellule studentesche, nei gruppi armati, per investigare, per osservare, ma anche, all'occasione, per finanziare, o peggio, orientare le azioni armate. È la strategia della tensione. Il lavoro sporco dello Stato. Il lavoro occulto degli apparati che agiscono all'ombra delle istituzioni e mettono la democrazia in pericolo con l'obiettivo di poter poi legittimare se stessi come unici difensori della democrazia. Destabilizzare il quadro politico, fomentare l'anticomunismo è un modo per rafforzare il monopolio della Dc nel paese.”
Per quanto riguarda l'assassinio Pasolini, in particolare, sarebbe stato sufficiente dar corso alla sentenza di primo grado che condannava Pelosi per omicidio volontario in concorso con ignoti: una notitia criminis che avrebbe dovuto far riaprire subito le indagini, si era nella primavera del 1976, pochi mesi dopo i fatti. Ma la procura generale di Roma IMPUGNA la sentenza prima ancòra che la stessa venga depositata. Non si volle cercare una verità che faceva paura a molti, evidentemente. Ed era più utile politicamente far passare Pasolini per cinico adescatore di minorenni borgatari in Alfa GT (parole dell'avvocato Mangia, quello che a detta di Pelosi seppe tutto dall'inizio insieme alla mamma del ragazzo, e che impose la sua linea difensiva: solo, per difendersi da un omosessuale in preda ad un raptus erotico. Solo, perchè così sarebbe stato giudicato da un tribunale dei minori, con tutte le attenuanti procedurali previste, che invece non gli sarebbero state applicate se fosse stato accusato di omicidio in concorso con maggiorenni).
Questi i fatti, la perizia necroscopica e l'autopsia della parte civile dimostrarono che le gravi ferite sul corpo della vittima, specie sul capo, non potevano essere state provocate solo da bastoni infradiciti. C'erano altri strumenti lesivi quella notte all'Idroscalo. E più persone.

 

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Profondo nero, Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista all'origine delle stragi di Stato
Un libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

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