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L'ideologia . Le polemiche continuano. 1960. I morti di Reggio Emilia.? La collaborazione con ?Vie Nuove?. Le contestazioni dell'estrema destra di Angela Molteni e Massimiliano Valente . Le polemiche continuano Italo Calvino, scrivendo a "Il contemporaneo", si dichiara "contro" Ragazzi di vita "per ragioni di poetica" che ritiene "sbagliata e senza sviluppi" e definisce comunque Pasolini "poeta e critico: uno dei pi? forti della nuova generazione e del campo della sinistra".?
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La poesia venne inviata all'"Avanti!" con una "lettera" accompagnatoria in cui il poeta diceva tra l'altro:?
Dal quarantotto siamo all'opposizione:? dodici anni di una vita: da Lei? tutta dedicata a questa lotta ? da me,? in gran parte, seppure in privato? [? ]? Se non possiamo realizzare tutto, non sar? giusto accontentarsi a realizzare poco?? La lotta senza vittoria inaridisce.? (Una lettera, di solito, ha uno scopo.?
"[?
] ho scritto questi versi proprio un anno fa in questi giorni. Li ho sempre tenuti, come si dice, nel cassetto, perch? me ne vergognavo [?
] Avevo paura che questa 'lettera a Nenni' suonasse come una rinuncia a certe mie posizioni estreme, le uniche in cui posso vivere. E infatti, alla base dell'ispirazione di quei versi, c'era un profondo scoraggiamento [?
] L'importante ? che lo scoraggiamento duri lo spazio di una poesia?
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1960. I morti di Reggio Emilia
Il giugno-luglio 1960 ? segnato da una grave crisi politica che scuote l'Italia: Fernando Tambroni, democristiano, forma un governo monocolore sostenuto dal Msi. ? l'"anticamera" di un colpo di stato di destra nel nostro paese.? Le vicende private e giudiziarie di Pasolini si intrecciano in questi anni insindibilmente con quelle politiche. Seppure non iscritto al Pci Pasolini, quale simpatizzante e dichiaratamente elettore di quel partito, ? un letterato scomodo per il Pci a causa della sua omosessualit?. Cos? scive una nota dell'agenzia Fert il 14 luglio 1960:?
La croce uncinata
?LE RADICI DEL LUGLIO. Sotto questa poesia, ho voluto apporre, ben chiara e circostanziata, la data ? aprile 1960 ?: cosa che di solito non faccio mai: anche perch? le mie poesie restano in laboratorio tanto tempo, che in realt? finiscono con l'essere scritte e riscritte varie volte, e la loro data di solito abbraccia un'annata o due di lavoro. [?
] In questo caso la data l'ho messa bene in vista solo per dare alla poesia una giustificazione politica: volevo cio? ricordare al lettore che aprile non ? luglio, che la formazione del governo Tambroni non ? la cacciata del governo Tambroni, e che la spocchia dei neofascisti non ? la sconfitta dei neofascisti. L'indignazione politica contenuta in questi versi pu? sembrare un poco pessimista e dolorosa: ma lo credo! Niente, in quel momento in cui li ho scritti ? lo scorso aprile ? autorizzava ad avere una specifica: la speranza di un sollievo immediato almeno dalla vergogna del "revival" fascista. Se riscrivessi ora sullo stesso argomento non potrei non tenere conto, certamente, del significato di questa estate politica: del fatto cio? che quella mia indignazione, che io credevo ristretta a pochi memori, ? invece condivisa da una grande maggioranza di italiani, tra cui soprattutto, i giovani: quelli di Genova, quelli di Reggio, quelli di Roma, quelli di Palermo. Ci? non significa che mi abbandonerei a un facile ottimismo: questo mai. N? credo potrei mai cancellare in me l'impressione che quello che hanno fatto i fascisti e i nazisti nel mondo ? stato cos? disumano, da presentarsi come una piaga di non facile guarigione nel corpo dell'intera umanit?. [?
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Da molte notti, ogni notte,? Ma qui, nessuno: passo veloce,? Una vergogna, triste come la notte? Troppe lacrime: a coloro che verranno?
???????????????????????????????????????????????? [Aprile 1960]
[Pasolini in ?Vie Nuove?, Roma, 29 ottobre 1960]? La collaborazione con "Vie Nuove"? Maria Antonietta Macciocchi, direttrice di "Vie Nuove", propose a Pasolini una collaborazione con la rivista, cosa che avvenne a partire dal maggio 1960; dice del poeta: "Pasolini era l'intellettuale pi? dolce, pi? delicato, pi? disponibile che avessi conosciuto. Era pi? facile 'dirigere' lui che il redattore pi? qualificato con la tessera del Pci. Oltre la rubrica personale, scriveva gli articoli che gli chiedevo sui soggetti pi? disparati [?
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"I critici stilistici dicono che ogni opera ha la sua "integrazione figurale": ossia ogni opera, nell'atto di essere scritta o letta, brano per brano, pagina per pagina, parola per parola, si integra in una sua totalit? immanente ad essa, in una sua ideale conclusione che le d? continuamente senso e unit?. Cos? ? per questo disco ? ? atroce dirlo ? la integrazione figurale, che gli d? quasi una dignit? estetica, ? la morte dei giovani lavoratori di Reggio, ? la calcolata brutalit? della polizia [?
] Quello che colpisce soprattutto [?
] ? la freddezza organizzata e quasi meccanica con cui la polizia ha sparato: i colpi si succedono ai colpi, le raffiche alle raffiche, senza che niente le possa arrestare, come un gioco, quasi con la volutt? distratta di un divertimento [?
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Pasolini instaura con i lettori di "Vie Nuove", per lo pi? comunisti, un discorso molto ampio che abbraccia tutte le problematiche dei primi anni sessanta. Sulle pagine di "Vie Nuove" si inserisce la polemica con Salinari, considerato la voce ufficiale del Pci in ambito letterario. Con estrema semplicit? Pasolini svolge sulle pagine del giornale il proprio marxismo, e quella "contraddizione" tra l'essere con Gramsci o nelle "buie viscere" che segna un momento fondamentale della sua poetica. Cos? Pasolini in un articolo del 3 maggio 1962 intitolato "Cultura contro nevrosi":?
"Essere marxisti, oggi, in un paese borghese, significa essere ancora in parte borghesi. Fin che i marxisti non si renderanno conto di questo, non potranno mai essere del tutto sinceri con se stessi. La loro infanzia, la loro formazione, le loro condizioni di vita, il loro rapporti con la societ?, sono ancora oggettivamente borghesi. La loro 'esistenza' ? borghese, anche se la loro 'coscienza' ? marxista"
L'accettazione del marxismo va di pari passo alla puntuale indicazione dei fattori di crisi del movimento marxista, che ? soprattutto crisi dei partiti di ispirazione marxista (da un articolo su "Vie Nuove" del 15 luglio 1965 intitolato "Due crisi"):?
"Quello del capitalismo ? un violento sviluppo, che, come dicevo in altre lettere precedenti, si presenta addirittura, al limite, come 'rivoluzione interna', che viene a modificare addirittura certe strutture del capitalismo classico: c'? per esempio nei paesi capitalistici molto evoluti un superamento delle strutture familiari e confessionali.. La crisi del marxismo ? proprio dovuta a questo sviluppo in qualche modo rivoluzionario del neo-capitalismo. [....]?
Da alcuni versi del poemetto Una disperata vitalita', tratto da Poesia in forma di rosa:?
Il bersaglio contro cui il marxismo ha sparato, metaforicamente e realmente, in tutti questi decenni, sta cambiando, pone delle alternative in certo modo impreviste. Di qui la crisi dei partiti marxisti. Di qui la necessit? di prenderne coscienza, fin che il marxismo resta la vera grande alternativa dell'umanit?".
"Secondo lei allora - fa, reticente,?
Il marxismo di Pasolini non ?, come del resto l'intera sua produzione, esente da critiche che Alberto Asor Rosa cos? articola nel suo saggio Scrittori e popolo, il populismo nella letteratura italiana contemporanea edito da Einaudi:?
mordicchiando la biro - qual ? la funzione del marxista?" E si accinge a notare.? "Con... delicatezza da batteriologo... direi [balbetto,? Farlo pian piano, come quando? una sproporzione inconcepibile? "Il marxismo di Pasolini ?, ad esempio, quanto di pi? curioso ed artefatto si sia potuto incontrare in questo campo, negli anni ancora molto a noi vicini del progressismo letterario. D'altra parte non c'? dubbio che lo scrittore abbia preteso ad una qualificazione ideologica di questo genere, se, concludendo le risposte ad una intervista del 1959 - lo stesso anno di Una vita violenta - lo scrittore quasi divertito afferma: "[...] io credo soltanto nel romanzo 'storico' e 'nazionale', nel senso di 'oggettivo' e 'tipico'. Non vedo come possano esisterne d'altro genere, dato che 'destini e vicende puramente individuali e fuori dal tempo storico' per me non esistono: che marxista sarei?": dove terminologia di tipo gramsciano e riferimenti di tipo lukacsiano si confondono insieme in un facile e sorprendentemente futile coacervo. La stessa disinvoltura ? reperibile del resto in quei luoghi in cui Pasolini passa a delineare il contenuto di un esperimento letterario collegato a questa sua recente ma appassionata fede socialista. Si constata allora che il marxismo ? per lui tutto ci? che non ? possibile definire come irrazionale o decadente: "[...] del 'realismo socialista' come formula ancora ideale, da precisarsi nella teoria, da realizzarsi - penso che sia l'unica possibile ipotesi di lavoro. Per una ragione molto semplice: il socialismo ? l'unico metodo di sonoscenza [sic] che consenta di porsi in un rapporto oggettivo e razionale col mondo".? La verit? ? che, di tutte le possibili varianti marxiste, Pasolini ha colto, magari attraverso la mediazione degli interpreti ufficiali comunisti, unicamente il tema gramsciano del nazional-popolare, che ? infatti il solo a contare qualcosa nella sua opera narrativa".? Le contestazioni dell'estrema destra In quei primi anni Sessanta Pasolini inizia a girare film interamente da lui ideati. Da subito diviene "rituale" la contestazione violenta dei neofascisti alle proiezioni dei film che il regista presenta. apparsa sul quotidiano del Msi) . Il '63 ? la volta de La ricotta a subire contestazioni, questa volta con l'accusa di "vilipendio alla religione di Stato". Ma pi? che quest'ultimo motivo, ci? che scontent? tutti fu la "filosofia" che vi si esprimeva. Pasolini dichiarava in quei giorni: "L'Italia sta marcendo in un benessere che ? egoismo, stupidit?, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marescenza ?, ora, il fascismo".E tale filosofia veniva sostenuta, nel film, da Orson Welles che, impersonando il regista del "film nel film" che Pasolini girava, denunciava: "L'Italia ha il popolo pi? analfabeta e la borghesia pi? ignorante d'Europa. ("Ed ecco scontentati cos? i partiti di sinistra come quelli di destra", fu il commento di Alberto Moravia) [? ] L'uomo medio ? un pericoloso delinquente, un mostro. Esso ? razzista, colonialista, schiavista, qualunquista ("Ed ecco scontentati tutti quanti", concluse lo stesso Moravia). |
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