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Il dibattito sul
Vangelo secondo Matteo
Pasolini a Grosseto ?– marted? 27 ottobre 1964, Sala Eden
di Antonio Areddu

L?’articolista (cronista del giornale "Il Mattino") inizi? molto meravigliato il suo pezzo dicendo che "nessuno avrebbe mai pensato che al dibattito sarebbero accorse un migliaio di persone". Sempre lo stesso articolista lamenta la "rumorosit? delle persone e gli altoparlanti che non funzionano" ed ? critico verso "quei superficiali, e quasi ridicoli interventi di alcuni (persone in buona fede, che vanno pertanto giustificate), che a volte hanno suscitato ilarit? e divertimento, come se si trattasse di un vero e proprio spettacolo" e infine ammette che l?’intervento pi? consono al dibattito ? stato quello dell?’avvocato Marcello Morante anche se "la sua favella ? pi? sciolta quando pronunzia le arringhe". Ricorda poi che solamente l?’intervento di una maestra elementare, Mina Frati, merita un cenno di cronaca, poich? gli altri si sono distinti per la faziosit? e la prevenzione con cui si sono rivolti a Pier Paolo Pasolini.

Al contrario l?’articolista Carlo Mori si preoccupa di trinciare giudizi sugli interventi dei partecipanti. La platea comunque gremita, ad avviso di quest?’ultimo "non ha tralasciato comunque occasione di dare sfogo ad una certa intemperanza provinciale". Risultato: lo stesso giornale in un piccolo trafiletto ricorda che "il dibattito coster? circa 200 mila lire, ci? naturalmente non in dipendenza dello stesso ma a causa di scaramucce e intemperanze, per cui si contano diversi tavolini ed alcune poltroncine fuori uso". Questo il clima del dibattito cos? come ce lo hanno raccontato le cronache dei giornali dell?’epoca.

Ma cosa disse Pier Paolo Pasolini? Egli esord? dicendo: "Io sono un credente, sono marxista e in pi? sono una persona storica, un poeta, uno scrittore, un autore. ? ovvio quindi che, facendo il Vangelo secondo Matteo, non mi si potesse chiedere di aderirvi meccanicamente, che ? cosa ben diversa dal rispetto e dalla fedelt? conservati al testo e anche dalla sincerit? dell?’adesione".

Successivamente Pier Paolo Pasolini indic? i motivi per cui aveva fatto questo film: a) "Il motivo irrazionale della religiosit? latente nell?’anima di ciascuno"; b) Una ragione culturale dettata da una rinascita dopo il "generale ripiegamento della cultura italiana su posizioni irrazionalistiche e conservatrici", alla quale il Vangelo si offre per ristabilire un nuovo tipo di dialogo anche nel campo pratico. Pasolini afferm? che il Vangelo era un "testo unico" che aveva il mistero della poesia, che non era un testo letterario e tantomeno un testo storico: "Io non ho sceneggiato il Vangelo secondo Matteo, l?’ho visualizzato ricorrendo a procedimenti di contaminazione artistica: immagini, parlato e musica. E l?’ho interpretato come un testo epico-lirico e nazional-popolare".

Per questo nel film c?’? una significativa scelta figurativa: si vedono infatti i dipinti di Giotto, del Pollaiolo, i grandi pittori rinascimentali e possiamo ascoltare come colonna sonora musiche di Bach e di Mozart. Ovviamente partendo da una lettura marxista i versetti di Matteo vengono ricondotti a una nuova aderenza: "Quando il Cristo dice di fare la carit? ai poveri noi oggi dobbiamo intendere ?‘fate le riforme di struttura?’. Rivolto poi ai cattolici che lamentavano una forzata umanizzazione della figura di Cristo e nessun legame con la trascendenza Pasolini disse: "Volevate un Cristo con il doppiopetto borghese e sullo schermo una sfilata di santini?… Ma la bont? di Cristo va intesa in modo pi? alto, incommensurabile?…"

Pier Paolo Pasolini si sofferm? poi sulla sua insoddisfazione per alcuni risultati estetici del suo film e in particolare per alcune scene principali: a) "le beatitudini"; b) "La veglia nell?’orto dei Getsemani". La platea, a quanto dicono le cronache dei giornali, non fu molto attenta a questi aspetti, piuttosto alla caratterizzazione politica del film. Per capire questo aspetto bisogna ricordare che si era negli anni del pontificato di Giovanni XXIII, del revisionismo di Krusciov e della coesistenza pacifica. Ed ? in questo contesto che Pasolini nello stesso dibattito affronta i temi della lotta di classe, del dialogo tra marxisti e cattolici, per arrivare ad affermare con il suo solito modo provocatorio che "il Vangelo secondo Matteo stava al centro tra il pontificato di Papa Roncalli e il memorandum di Palmiro Togliatti". E la storia gli ha dato ragione. Con tale articolo si coglie l?’occasione per ricordare che stiamo preparando con il nostro direttore Marcello Morante un lavoro di prossima pubblicazione proprio sul rapporto tra lui, la sorella Elsa Morante , Moravia e Pasolini, Alfonso Gatto e altri.
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Un fotogramma del Vangelo secondo Matteo

  • Articolo tratto dal n? 7?– Anno IV ?– 6 giugno 1991, p. 25 "Corriere della Maremma ?– Nero su Bianco" - Casa editrice: il Messaggio srl ?– via Saturnia 14/16 tel .0564/28277 Grosseto - Direttore responsabile: Marcello Morante - Redattore capo: Gianfranco Paoletti - Comitato di redazione: Antonio Areddu, Stefano Adami, Angelo Russo, Luca Verzichelli, Pier Giorgio Zotti - aut.tribunale 2/89 ?– quattordicinale di politica-cultura-attualit?
  • Copyright ? 1990 di? Antonio Areddu. Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. Nessuna parte di queste pagine pu? essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altri, senza l'autorizzazione dell'autore.
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Pier Paolo Pasolini and? a Grosseto per un dibattito sul Vangelo secondo Matteo organizzato dal circolo di cultura "Antonio Gramsci" ?– di cui era presidente l?’avvocato Marcello Morante, direttore della nostra rivista (nel film interpret? la parte di Giuseppe) ?–, il 27 ottobre 1964, ore 21.00 alla Sala Eden. In questo articolo si ricostruisce con i giornali dell?’epoca il clima e la sostanza del dibattito.

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