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Libri Pubblicazioni recenti: Stefania Parigi Paolo Poli Maria Laura Gargiulo Stefania Parigi Accattone Lindau 2008, saggistica, 240 pagine Un libro sull'incontro col cinema di P.P.P. e su un personaggio che non sembra aver perso nulla della sua carica «eversiva». «Partivamo tutte le mattine alle 8 da via Carini diretti alla borgata Gordiani, alla Marranella, al Pigneto, a tutti gli altri luoghi che, messi assieme, avrebbero formato l’assoluta unità di luogo della tragedia di Accattone, eroe pre-psicologico, preistorico, predialettico, prepolitico. Dopo la scrittura dei romanzi degli anni ’50 Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), nel 1961 Pier Paolo Pasolini impugna la macchina da presa per un esordio cinematografico folgorante. Esattamente come la produzione narrativa, anche l’esperienza filmica di uno dei più importanti personaggi della cultura italiana del Novecento rivela un’ispirazione populista incentrata sui ragazzi delle borgate romane e sulle loro «derelitte quotidianità». Dal giovanissimo Bernardo Bertolucci aiuto regista a Sergio Citti collaboratore ai dialoghi dialettali, dalla Passione secondo san Matteo di Johan Sebastian Bach al «sole e alla polvere» nel bianco e nero di Tonino Delli Colli, Accattone rimane ancora oggi l’indimenticabile, primo contributo che il poeta-romanziere-giornalista-critico Pasolini ha dato alla storia del cinema italiano.
La docente universitaria Stefania Parigi apre il suo denso e ammirevole saggio con l’arrivo di Pasolini a Roma, nel 1950, e l’incontro di questi col mondo del cinema (le collaborazioni con Fellini, Bolognini, Lizzani), per poi illustrare il linguaggio cinematografico inseguito dal regista, alla ricerca di un «pensiero teorico» che postulasse la sua intenzione artistica cinematografica. Accattone viene poi riconsiderato dall’autrice nella sua puntuale suddivisione in sequenze e sottosequenze, dalla quale scaturisce l’analisi di alcuni temi figurativi del film quali «il sole e la polvere» e «gli angeli, le croci e le stelle». E se il discorso sull’«esergo dantesco», ossia sulla citazione di alcuni versi del canto V del Purgatorio posti in apertura del film, lega (solo apparentemente) Accattone al tema della redenzione morale – cattolica – del protagonista, il discorso su «l’occhio di Masaccio» lega invece il film alla matrice pittorica costantemente inseguita da Pasolini nella costruzione visiva delle singole inquadrature. A tal proposito, la Parigi ricorda le parole dello stesso Pasolini: «In Accattone mancano moltissimi degli accorgimenti tecnici che vengono generalmente usati: in Accattone non c’è mai un’inquadratura, in primo piano o no, in cui si veda una persona di spalle o di quinta; non c’è mai un personaggio che entri in campo e poi esca di campo; non c’è mai l’uso del dolly, con i suoi movimenti sinuosi, «impressionistici», rarissimamente vi sono dei primi piani di profilo o, se ci sono, sono in movimento. […]Chiude lo straordinario lavoro di Stefania Parigi una ricercata «antologia critica», in cui si sovrappongono in maniera emozionante le parole di Carlo Levi e Ugo Casiraghi, Alberto Moravia e Morando Morandini, oltre a quelle di Bernardo Bertolucci e dello stesso Pier Paolo Pasolini. Stefania Parigi insegna Storia del cinema italiano al Dams di Roma Tre. Per i tipi della Lindau ha pubblicato Fisiologia dell’immagine. Il pensiero di Cesare Zavattini (2007).
Paolo Poli, uno dei più grandi attori italiani, in occasione del suo ottantesimo compleanno racconta la sua vita in una fitta conversazione con Giovanni Pannacci pubblicata nel libro ''Siamo tutte delle gran bugiarde'', edito da Giulio Perrone in libreria in questi giorni. Paolo Poli svela tutti i passaggi della sua vita cominciando dall''infanzia fiorentina in una famiglia moderna e illuminata.
Alla fine del libro si scoprirà che non c'è alcuna differenza fra l'attore e l'uomo. Come l'attore, anche 'il Poli uomo' adora incantare gli interlocutori, tessere affabulazioni che intrecciano verità e invenzione. Ma la menzogna per Poli non è una bugia, diventa trucco, trovata scenica. ''Io adoro - spiega - mettere le frange alla realtà, perché l'immaginazione prolunga la vita''. Ecco perché colui che è stato appena nominato Grande Ufficiale della Repubblica, si definisce ''una gran bugiarda''. L'incipit del libro di Paolo Poli
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