5 marzo 1922 - 5 marzo 2007 Caro Pier Paolo, qui tutto si svolge secondo il previsto. Infatti ieri non ti ho raccontato - è vero, lo dici sempre che dimentico lessenziale -, non ti ho raccontato che ti conoscono in tanti. Tanti che sanno tutto di te e ti descrivono da destra a sinistra da sinistra a destra. E tu ti credevi così solo. Invece se tu sapessi - ma tanto lo sai - io non faccio che leggerti tutto nuovo, tutto imprevisto e imprevedibile. Ma sono persone serie e irreprensibili quelle che parlano, per cui bisogna anche starle ad ascoltare. È quindi strano che tu ignorassi - quando te ne andavi come Charlot in fondo allo schermo, un puntolino nero e solo - che non eri per niente solo, ma con tutta questa gente rispettabile che ti conosceva bene e che quindi ti seguiva nel buio, fino allidroscalo. Eri insomma protetto, circondato di calore. E non lo sapevi. Ma perché? Eppure questa gente porta delle prove sai e dicono veramente che tu eri così e così e così. Cose precise. Sanno persino che amavi e cercavi la morte. Ad esempio tu sapevi che la morte era lì, vestita e pettinata, e tu le andavi incontro e le dicevi: mi vuoi adesso? dopo cena? devo ripassare? e quando devo ripassare?. Sai Pier Paolo, dicono anche che eri un po matto. Ma non matto come noi, tu, io, Ninetto, Sandro, Elsa, Alberto o Sergio o Dario. No. Matto proprio e quindi ne hai fatte di tutti i colori, anche quella notte. Però, forse è bene che parlino tanto di te. Anche allestero, sai. Come? Non ti piace? Ma forse allora non mi hai capita e quindi vuol dire che non ho detto lessenziale. Vedi, io penso che ti conoscono bene perché altrimenti lalternativa è la paura. La paura di sapere come non puoi rinunciare per una morte anche ben vestita e pettinata, a una cenetta con gli spaghetti alla panna, a una gita ad Amatrice solo per mangiare lamatriciana, o spiare i bambini di Ninetto che festeggiano i tuoi arrivi e le tue partenze, o girare intorno al mio vestito nuovo scandaloso di lustrini, correre allimprovviso allEUR per tuffarti nellodore di primule di Susanna, la partitella, il tuo Bach, il tuo Mozart, o spiare da sotto gli occhiali i ragazzi della F.G.C.I., incredulo. E invece è vero sai che a loro non importa nulla del tuo chiedere amore ai ragazzi. Per loro non è diverso. E tu questo lo sapevi e ne tremavi. Magari la gente che dice questo non lo sa. Ma tu sapevi - tremando - che si preparavano anni in cui avresti scoperto una briciola di amore al di fuori di noi matti. E se parlo ora della tua morte - tu che per me morto non sei né mai lo sarai - è solo per passeggiare con te nel paradosso, nella disinformazione a mezzo stampa e TV, nel conformismo e nel perbenismo per i viali ripuliti a fondo da ogni contraddizione, di questa Italia di serie B così femminilmente timorosa di avere paura.
Quanto a me io farò tutto quello che mi dirai di fare: disobbedirò alla tolleranza, correrò dietro al potere per riferirti di volta in volta come si maschera e come si trucca, imparerò nuovi piatti succulenti che servirò ai giovani che riescono a crescere malgrado tutto e cercherò in tutto il mondo qualcuno che debba imparare a ridere e glielo insegnerò - come lho insegnato a te - poiché di una cosa sono certa: è successo qualcosa di aberrante perché privo della poesia e della grazia di cui tu sai e di cui hai colmato il tuo striminzito esercito di matti. Questo qualcosa si trasformerà - lo si voglia o no - in una stupenda rosa rossa inondata di sole, di dolcezza e di risate. Schiere di ragazzi e ragazze rideranno felici e complici dellambiguo segreto dei tuoi versi damore. E questo segreto terrorizzerà sempre più la gente che ti conosceva bene. Ma non è grave, vero? So che hai incontrato Pirro, il cane di Alberto e Dacia e che insieme correte per prati verdi, liberi e freschi. Pirro è uno di cui ti puoi fidare, è saggio e gentile, vi assomigliate molto e ti seguirà dappertutto. Quindi sono tranquilla. Ti telefono domani alla solita ora. Ciao. da Annuario 1976 - Eventi del 1975, La Biennale di Venezia, Venezia 1976.
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