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"Pagine corsare"
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SULL'APPUNTO TRAFUGATO DA PETROLIO DI PASOLINI
Parla Guido Mazzon, cugino dello scrittore
di Mariella Radaelli
"Il Giorno", 13 marzo 2010

Guido Mazzon alla mostra del libro antico di Milano«Io avrei potuto dirlo se si fosse trattato di un originale. Se quelle veline fossero riapparse... Certo, sarebbe stato fantastico poter riavere l’Appunto 21 di Petrolio, quel capitolo intitolato “Lampi sull’Eni”, sottratto nello studio di Pasolini dopo la sua morte»: questo il commento di Guido Mazzon, cugino del grande scrittore, in visita ieri pomeriggio, alla Permanente, alla esposizione dedicata a Pasolini nell’ambito della XXI Mostra del Libro Antico. Mazzon (trombettista jazz d’avanguardia, molto stimato a livello internazionale, anche compositore), accompagnato dall’amico regista Federico Bruno, che sta per realizzare un film sul grande intellettuale, di cui firmerà la colonna sonora, aggiunge subito: «Pier Paolo aveva quella grafia che esprimeva l’urgenza di dire. E lo ammazzarono per quell’urgenza. Per quella sua incredibile capacità di fare connessioni e di analizzare lucidamente la realtà». Poi, lui quella calligrafia se la ricorda così bene: da bambino, dai cinque ai diciotto anni, nello studio di Pier Paolo, a Casarsa, nel Friuli mitizzato dal poeta.

«Si farebbe un grande omaggio a Pasolini ritrovando l’Appunto 21. Mia cugina Graziella Chiarcossi, (erede universale di Pasolini e co-curatrice di Petrolio, ndr) telefonò a mia madre, dopo un po’ di giorni dalla morte di Pier Paolo, per dirle del furto subito. Non era tanto preoccupata per i gioielli mancanti, cosa di poco conto». Ma lei nega quell’episodio. L’ho cercata, ma non si fa viva. Non c’è dialogo, non c’è mai stato tra di noi. Aveva la gestione della casa e della madre di Pasolini. Lui era immerso nell’arte». Mazzon, che vive nell’Oltrepo Pavese, nasce a Milano nel 1946, in viale Montenero, e cresce in via Cagliero. Per un po’ di tempo vive in via Canonica. Frequenta le medie e il liceo Parini, dove incontra Quasimodo. Per molti anni divide la sua attività di musicista con quella di insegnante «al Manzoni, poi al Vittorio Veneto».

Nel libro La tromba a cilindri - La musica, io e Pasolini, edito da Ibis nel 2008, scritto in collaborazione con Guido Bosticco, racconta anche di quella volta in cui Pasolini arriva a Casarsa, nell’estate del 1957. Mazzon sta scrivendo un nuovo libro, Clangor tubae, espressione latina per Squillo di tromba, una riflessione sull’improvvisazione musicale. Ma per amore della verità, quella che piaceva a Pasolini, continua a parlare di lui E lo farà il 19 marzo alla biblioteca civica d’Arezzo, tra note jazz e reading corsari.
 

 

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Parla Guido Mazzon, cugino dello scrittore, di Mariella Radaelli

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