La saggistica

"Pagine corsare"
Saggistica

La musica non ha parole
Perché è così difficile raccontare l'arte dei suoni: una lacuna che risalta
fra gli scrittori italiani del secondo '900, da Pasolini a Moravia a Primo Levi.
E non bastano le eccezioni di Siciliano e Arbasino
di Sandro Cappelletto
"Tuttolibri", 21 febbraio 2009

Torre di Chia«Ebbene ti confiderò prima di lasciarti, /che io vorrei essere scrittore di musica, /vivere con degli strumenti, /dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, / e lì comporre musica /l'unica azione espressiva /forse, alta e indefinibile come le azioni della realtà». Così Pier Paolo Pasolini in Poeta delle ceneri ha saputo esprimere l'intensità del suo bisogno di musica, un'arte che non ha frequentato - non suonava bene uno strumento, non componeva, non era facile vederlo ai concerti, alle opere - ma che ha amato con personale creatività: la morte di Accattone accompagnata dal Corale delle lacrime dalla Passione secondo Matteo di Bach, ancora Bach per Il Vangelo secondo Matteo, la scelta dell'Adagio introduttivo dal Quartetto delle dissonanze di Mozart, la prima musica che ha osato guardare in faccia l'inconscio, per Edipo re.

Rischioso, anche offensivo, parlare di musica, pensare di tradurre un linguaggio che possiede grammatica, sintassi, tecniche proprie e che non ha alcun bisogno di ricorrere ad altri codici espressivi per farsi comprendere. La musica resta qualcosa la cui «essenza sfugge talmente a qualunque possibilità di conoscenza, che l'uomo tenta di spiegarsela mediante spiegazioni immaginarie», come riassume Alberto Savinio, che sapeva di cosa parlava. E tuttavia ancora e sempre si avverte la necessità e si tenta di narrare la metamorfosi - misteriosa anche per le neuroscienze - per cui il suono, energia fisica emessa da uno strumento e destinata rapidamente a decadere, si trasforma in un vastissimo orizzonte dove emozioni, sentimenti, ricordi schiudono, anche, nuove conoscenze di sé. 

La critica romantica e idealista semplicemente non si poneva il problema: parlava d'altro. O insisteva sui luoghi comuni biografici - la povertà di Mozart, la sordità di Beethoven, gli amori di Chopin, la follia di Schumann - o raccontava per altre immagini, come in una sceneggiatura in cui la musica da protagonista diventava spesso una colonna sonora. 

Scrive in Carte da suono (Ed. Novecento) il compositore Salvatore Sciarrino: «Vi sono alcuni che, ascoltando musica, non sanno trattenersi dal chiudere gli occhi: per costoro la dimensione visiva reale viene a disturbare la dimensione visiva suscitata dalla musica. La musica ha le sue immagini? Certo. Tutte le nostre percezioni sono legate». Immagini interiori, compiutamente invisibili, indicibili. 

Parlare di musica, il volume curato da Susanna Pasticci e pubblicato da Meltemi, attraverso un'ampia serie di contributi, documenta tentativi e insuccessi del modo di raccontare la musica alla radio, scrivendo per i giornali, per le riviste specializzate, nei programmi di sala, in quelle conversazioni divulgative, che stanno conoscendo in Italia un forte successo di pubblico, forse proprio come conseguenza del sempre più ridotto spazio concesso da quotidiani e settimanali all'informazione musicale. Conferma che in tempi di crisi crescono sempre la speranza e la capacità di consolazione che si richiedono all'arte. E anche che sono pochi gli studiosi capaci di unire le necessarie conoscenze specifiche alla capacità di coinvolgere un pubblico di non specialisti, cadendo nel difetto opposto a quello prevalente nei letterati. Limiti complementari da cui sono immuni i racconti, le intuizioni, la qualità della scrittura di interpreti come Glenn Gould o Alfred Brendel. 

Ora nella prefazione ai Racconti musicali, in uscita da Einaudi, Carlo Boccadoro affonda la polemica contro la sordità dei letterati italiani: «Nel dopoguerra, un'intera generazione di intellettuali di prim'ordine (Pasolini, Pavese, Moravia, Ginzburg, Tobino, Levi...) pur impegnata allo spasimo su diversi fronti culturali, non ha sentito mai il bisogno di dedicare alla musica praticamente nulla di significativo all'interno della propria produzione». Pasolini saprebbe come replicare, ma rimane vero che tra i nostri scrittori del Novecento i più sensibili alla musica sono stati Enzo Siciliano, con una passione più da innamorato che da storico o da tecnico, ed Alberto Arbasino, attento soprattutto al complesso sistema sociale, di relazioni e di ricezione, che circonda il mondo della musica: foyer, palchi, abiti, costumi, regie, interpretazioni, dive, battute.

Nessuno ha sfiorato l'immaginazione di Marcel Proust quando parla della Sonata di Vinteuil, la capacità di Thomas Bernhard di entrare, con Il soccombente, nella testa di un pianista che capisce di non avere abbastanza talento rispetto ai propri ideali. O l'acutezza di Thomas Mann quando racconta la Sonata op. 111 di Beethoven. Erede di una tradizione letteraria e filosofica tedesca che da Goethe a Hegel, da Schopenhauer a Nietzsche, ha sempre amato e frequentato la musica, nella «conferenza di Monaco» del 1933 Mann sa raccontare ai suoi connazionali che la musica di Wagner non parla di dei ed eroi, ma della catastrofe, del «dolore» della nostra umanità quando la brama di possesso diventa il primo scopo. L'impalcatura ideologica del nazismo, e il suo tentativo di appropriarsi di Wagner, ne uscivano frantumati, lui fu costretto ad abbandonare la patria. Eppure aveva «soltanto» parlato di musica, svelando i legami che, a saperli intercettare, sempre si creano tra quest'arte e la cultura, la società, la traiettorie politiche di ogni tempo. Neppure Savinio potrebbe dubitare dell'utilità di una narrazione «musicale» così capace di coinvolgere e approfondire. 

Mentre, per esprimere quanto accade in questi giorni come ogni anno a Sanremo, un festival della canzone italiana dove di tutto si parla e si scrive tranne che di musica, Theodor Adorno dovrebbe aggiornare all'epoca televisiva, ai suoi idoli e profitti, la «sociologia della musica», disciplina della quale è stato eccezionale fondatore.

 

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La musica non ha parole, di Sandro Cappelletto

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