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Saggistica Caro Roberto Saviano, grazie dell’urlo Pier Paolo Pasolini quarant’anni fa urlava al Paese la corruzione del sistema e l’omologazione culturale, lo faceva in tutti i modi che conosceva: letteratura, cinema, giornali, tv. Quarant’anni dopo un altro uomo lancia un urlo al Paese con tutti i mezzi che conosce: letteratura, cinema, tv, giornali. Molti la chiamano Gomorra, ma è molto di più, è la parte sbagliata della storia. Ha un’anima quest’uomo, e denuncia il sistema mafioso e camorrista di tutta Italia, dalle Alpi allo Stretto. Si perché anche il beato e ricco nord è colluso, per esempio sull’Expo che si terrà a Milano e per l’interesse di 'ndrangheta e camorra per quegli appalti. Parla quest’uomo, e scrive dell’ignavia in cui ci siamo rinchiusi, della corruzione interiore del male, della paura che ci ha colpiti e resi piccoli senza più valori. Urla che il sistema è corrotto che la borghesia come la conoscevamo noi: avvocati, medici, ingegneri, giornalisti, commercianti, artigiani, imprenditori, non esiste più; e non c’è più divisone tra nord e sud del paese, ma solo un solco tra collusi e non. Grazie Roberto Saviano per averci urlato, non ti lasceremo morire come Pasolini, anche tu per averci svegliato. Noi siamo al tuo fianco, sappiamo tutto, sappiamo che pure l’informazione è collusa, e invece di informare anestetizza la coscienza civile dei cittadini con il delitto di turno e il gossip. Nascondere la verità questo fanno tanti giornalisti italiani, cioè nascondere il fatto che mafie e potere decidono per la nostra storia a tutti i livelli. Non c’è più tempo per restare a guardare da lontano e farsi i fatti propri, quel metodo non salverà più nessuno tanto meno chi lo esercita, ora si può solo scegliere. Grazie Roberto per aver portato il racconto dell’Italia a cercare di prendere un Oscar, molti hanno contestato che l’Italia sia rappresentata dalla camorra, ma lo fecero anche con il neorealismo, non li ascoltare e vai avanti. L’Italia è mafia camorra e 'ndrangheta, e raccontarle serve ad eliminarle, il silenzio non serve a nulla. Il silenzio sceso su Cosentino dopo lo speciale su "L’Espresso" è il livello più basso mai raggiunto dall’informazione, è la dimostrazione del vassallaggio più assoluto di quasi tutta la comunicazione italiana. Questo è il nostro Paese, chi sta con i mafiosi e chi li combatte, chi ci rimette la vita e chi ne spreca una intera appresso alle cose inutili del mondo. Grazie ai disvalori creati a tavolino nei palinsesti tv e innestati nella popolazione con veline, reality e canzonette. Si può reagire, si possono aprire gli occhi e comprendere che facciamo tutti parte di un disegno più grande, che rende la vita più degna d’essere vissuta. Possiamo ascoltare Roberto Saviano, alzarci e dire basta alle mafie e ai poteri forti, che da secoli frenano la storia di questo Paese. Oppure possiamo stare zitti e lasciare uccidere altra gente e altra economia: perché abbiamo paura, perché da soli non si può cambiare il mondo, insomma per le solite scuse di sempre. Si rileva però che non reagire quantomeno ci ha reso infelici e distrutto il futuro dei nostri figli. Tu italiano, che stai per iniziare il resto della tua vita, da che parte stai?
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