La saggistica

Pier Paolo Pasolini
La saggistica
?

Un film di Marco Tullio Giordana
Pasolini, un delitto italiano
1995

Regia Marco Tullio Giordana
Soggetto Enzo Siciliano
Sceneggiatura Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Produttori Claudio Bonivento, Rita Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Jean-Fran?ois Lepetit
Musica Ennio Morricone
Fotografia Franco Lecca
Personaggi e interpreti (Tre Palle) Claudio Amendola, (Nino Marazzita) Giulio Scarpati, (Furio Colombo) Andrea Occhipinti, (Insegnante) Adriana Asti, (Guido Calvi) Claudio Bigagli, (Graziella Chiarcossi) Nicoletta Braschi, (Antonio Pelosi) Victor Cavallo, (Luigi Cancrini) Paolo Graziosi, (Maria Pelosi) Rosa Pianeta
Pasolini, un delitto italiano ? un film molto intenso sull'assassinio di Pier Paolo Pasolini e sulle vicende giudiziarie successive. Ci? che caratterizza il film ? l'intento di riattivare i dubbi sulla ricostruzione dell'episodio mortale per il poeta: non un solo omicida ma pi? persone. C'? grande tensione, ma senza che questa scada in facile emozione. Non vi ? nulla di retorico. Per alcuni il film agisce da riattivatore di ricordi precisi: le letture del Pasolini corsaro, la sua profondissima polemica anticonsumistica. Nei pi? giovani suscita attenzione verso un grande protagonista della cultura del Novecento. Molti sono i passaggi in cui Pasolini stesso legge brani dalle sue opere: il film si chiude proprio con uno stralcio da La Guinea.
?
?
Marco Tullio Giordana ? nato a Milano l?’1 ottobre 1950: viene da intense esperienze politiche vissute nel corso degli anni '70. Debutta nel cinema con il lungometraggio Maledetti, vi amer? (1979), presentato al Festival di Cannes e vincitore del primo premio a Locarno.?
Successivamente, Giordana firma per Antonio Margheriti il soggetto di Car crash (1981) e torna alla regia con l?’ambizioso e irrisolto La caduta degli angeli ribelli (1981), dove la scena ? occupata - come nell?’opera d?’esordio - da problematiche figure di terroristi. Nell?’82 realizza per il festival di Salsomaggiore il video musicale Young person?’s guide to the orchestra, da Benjamin Britten; due anni dopo adatta felicemente - in due puntate concepite per il piccolo schermo - il romanzo di Carlo Castellaneta Notti e nebbie, incentrato sul personaggio di un fascista che vive a Milano il tramonto della repubblica di Sal?. ? dell?’87 Appuntamento a Liverpool, confusa?vicenda costruita attorno alla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles; del ?‘91 ? l?’episodio "La neve sul fuoco", contenuto in La domenica specialmente; del ?‘95 ? Pasolini, un delitto italiano di cui il regista parla anche in un suo omonimo libro; del 2000 I cento passi, che racconta la vera storia di Giuseppe Impastato, detto Peppino, nato a Cinisi, Sicilia a soli "100 passi" dal boss della mafia Tano Badalamenti. Fervente antimafioso, Impastato, fu ucciso dalla mafia lo stesso giorno in cui fu trovato il cadavere di Moro...?
Il film ? stato scritto da Giordana con il giornalista Claudio Fava, autore di inchieste sull'argomento e figlio di Giuseppe Fava (anch'egli assassinato dalla mafia).
_______________________________________________________________________________________
Qui di seguito, un brano dal libro
Pasolini, un delitto italiano di Marco Tullio Giordana, Milano 1994

Perch? delitto italiano? Quali sono le caratteristiche nazionali di un assassinio, quelle per cui un paese riesce a imprimere la propria identit? perfino alla forma e ai modi di un comportamento criminale?
Il delitto italiano si riconosce da alcuni tratti che saranno forse parzialmente riscontrabili anche in altri paesi, ma che nel nostro acquisiscono una quintessenzialit? assoluta. Il delitto italiano ? prima di tutto un segno. Come tutti i segni, rimanda ad altro, esprime e sintetizza un messaggio che stabilisce con l'ambiente una relazione simbolica. ? un delitto che parla, che genera informazione, che esprime concetti con la forza e l'univocit? - per l'appunto - del segno, un segno immensamente rafforzato e reso inequivoco dalla sua grafica sanguinosa.
La seconda caratteristica del dialetto italiano ? la sua impunit?. O meglio: il suo parziale castigo. Il delitto italiano - quando non resta davvero impunito - viene punito a lato, di fianco, a margine del suo centro tenebroso e colpevole. Le reali responsabilit? non vengono mai accertate n? tantomeno perseguitate, come se di quel segno non fosse possibiile decrittare che la sua sola configurazione formale, non il senso, non il significato.
La terza caratteristica ? lo scatenamento dell'interpretazione. Proprio perch? segno la cui ambiguit? finisce per sottrarlo al castigo, il delitto viene studiato e analizzato in profondit? al fine non tanto di decifrarlo, ma di farlo corrispondere all'ideologia che in quel momento ha pi? mercato e costringerlo nei limiti - o nelle convenzioni - della falsa coscienza. Basta rileggere la stampa quotidiana per rendersi conto di come cambino nel volgere di poche stagioni i criteri coi quali si sanzionano i delitti, oppure vengono compresi e perdonati. E d'altra parte il delitto italiano pi? che contro la vittima sembra rivolto proprio ai commentatori: guai se non fosse impaginato col rilievo dovuto o se finisse in coda - e senza immagini - al telegiornale.
Perch? la quarta e ultima caratteristica del crimine italiano ? di essere soprattutto mediatico, immaginato ed eseguito per la risonanza che, una volta commesso, la societ? dello spettacolo sapr? dargli, per quel rilievo che, sottraendolo all'anonimato delle statistiche, riuscir? a intestargli un'intera epoca, un capitolo di Storia.

Nel caso di Pasolini, tutte queste particolarit? furono macroscopicamente osservate. Ecco perch? il giorno che ho cominciato a pensare a un film su di lui, mi si ? ficcato questo titolo in testa che non sono pi? riuscito a schiodare.
Non avevo pensato subito di raccontare il delitto. Rileggendo la biografia di Pasolini scritta da Enzo Siciliano - un testo a tutt'oggi capitale per comprendere il personaggio, la genesi e la formazione della sua attivit? creativa - gli spunti per un racconto cinematografico sgorgavano a ogni pagina. Gli anni dell'adolescenza a Bologna, i temporali e le primule di Casarsa, l'insorgere della vocazione poetica, il conflitto col padre ufficiale, l'amore fraterno per Guido e quello straziante e tenerissimo - che l'accompagner? tutta la vita - per la madre Susanna. I libri acquistati al Portico della Morte, l'amorosa corrispondenza con Silvana Mauri e il precisarsi del suo "destino di non amare secondo la norma", le scuole di Versuta e Valvasone, la guerra e la morte del fratello partigiano, lo scandalo di Ramuscello e la fuga a Roma insieme alla madre "come in un romanzo". E ancora: la scoperta di Roma, la miseria felice, i "ragazzi di vita" e gli amici letterati, il dilagare verso nuovi mezzi espressivi, l'imporsi progressivo e irresistibile della sua opera e della sua public figure. Nel libro di Siciliano [Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Giunti, Firenze 1995] era cos? dichiarata la passione per il proprio oggetto che diventava impossibile non rimanerne contagiati.

Restava la morte, l'atroce linciaggio che ne ha spento la voce. Anche quella, oscuramente, confusamente, ho sentito che bisognava raccontare. Ma l'enigma e la confusione degli accadimenti, cos? come li ricordavo e come tornavano ad apparirmi a un primo esame degli atti istruttori, mi scoraggiavano. Sembrava oltretutto riduttivo - in bilico fra volenteroso documentarismo e finzione hard boiled - raccontare quella storia attraverso gli stereotipi di un genere, mettendo in scena di Pasolini solo quello che successe la notte fra il 1? e il 2 novembre del 1975, come se tutto il resto della sua avventura intellettuale e umana fosse scontato per lo spettatore.

Tutti i film si scrivono da soli, ? un'illusione pensare di "dirigerli". Sono loro ad agire, a decidere per noi. Talvolta gli elementi si combinano con facilit?, il percorso della scrittura ? lineare e assomiglia a una costruzione architettonica che proceda per accumulazioni e aggetti successivi. In altri casi il procedimento ? l'inverso: si tratta di togliere, di "cavare". In questo film non era prevedibile inizialmente nemmeno una struttura, quella che gli sceneggiatori chiamano griglia o, pi? affettuosamente "scaletta". Si trattava di assumere una quantit? sterminata di dati, di raccogliere elementi senza poterne prevedere in anticipo il peso e la funzionalit?, di accogliere, di assorbire.

Devo essere grato ai miei sceneggiatori Sandro Petraglia e Stefano Rulli per aver intrapreso questa ricerca senz'altra indicazione da parte mia che il voler fare questo film a tutti i costi, ancora non sapendo dove ci avrebbe guidato. Insieme a loro ho cominciato per prima cosa a rileggermi tutti gli scritti di Pasolini, cosa che consiglio di fare a chiunque voglia sapere su di lui qualcosa di non convenzionale. Pasolini - forse uno degli scrittori pi? citati e "agiti" di questo secolo - vi appare infatti molto diverso dall'involontaria oleografia che ha finito per farne un eroe a met? tra Rimbaud e James Dean, e credo che il rapporto diretto col testo - un rapporto di fascinazione assolutamente personale e privato - sia insostituibile, tanto pi? quando si abbia a che fare con un'esperienza poetica letteraria e cinematografica di quella qualit?.

? stata proprio la lettura dei romanzi, delle poesie, degli scritti critici e psicagogici, e la visione dei film, a convincermi che non era possibile filmare soltanto una biografia. N? il modello hollywoodiano del "biophic" con le sue inevitabili semplificazioni, n? quello pi? essenziale ed emotivamente scarno di isolare un segmento della vita, riuscivano a rassicurarmi: non sapevo scegliere fra i mille avvenimenti, anche soltanto in apparenza "minori" senza sentirmi arbitrario, riduttivo o - alla meno peggio - sentimentale. In un certo senso ? stato Pasolini stesso ad aiutarci. Avevamo cominciato a prendere visione dei filmati che lo riguardavano: interviste, attualit?, cinegiornali. La sua icona era cos? emozionante, cos? intensa la sua voce - inconfondibile come un'impronta digitale - che abbiamo capito di non potervi rinunciare. Forse Pasolini ? l'unico intellettuale italiano dal cui corpo sia impossibile prescindere: proprio perch? il corpo era stato da lui utilizzato - qualcuno dir? ossessivamente - come un indispensabile strumento di conoscenza. Proprio per questo non poteva essere sostituito con quello di un altro. Qualsiasi attore - anche il pi? grande di questa terra, il pi? somigliante, il pi? mimetico - nel rivestire i suoi panni non sarebbe stato che una patetica e inadeguata controfigura.

Era una rivelazione che non proveniva soltanto dal suo volto o dalla dolcezza dell'esposizione; era nelle sue parole testuali:

La morte determina la vita, io sento cos?, e l'ho scritto, in un recente saggio, dove la paragono al montaggio. La vita acquista un senso quando ? finita; prima di quel momento non ne ha, il suo senso ? sospeso e pertanto ambiguo. Comunque, per essere sincero devo aggiungere che per me la morte ? importante solo se non ? giustificata e razionalizzata. Per me la morte ? il massimo dell'epicit? e del mito. Quando parlo della mia tendenza al sacrale, al mitico, all'epico, dovrei dire che essa pu? essere completamente appagata solo dall'atto della morte, che secondo me ? l'aspetto dell'esistere pi? mitico ed epico: tutto questo, tuttavia, a un livello di puro irrazionalismo...
Dunque non bisognava aver paura di affrontare la notte fra il giorno dei santi e quello dei morti, il reclutamento di un ragazzo e la corsa notturna verso lo sterrato dell'Idroscalo. E per quanto Pasolini stesso - con le parole appena riportate o in accenni sparsi negli scritti - avesse autorizzato a leggere la propria morte in chiave epica, quasi vaticinando addirittura i luoghi dove si sarebbe consumata, la terza cosa da fare, dopo aver studiato la sua opera e memorizzato la sua iconografia, era procurarsi tutti gli incartamenti delle indagini e gli atti del processo e immergersi nella loro nera suggestione.

-----------------
Si vedano anche:
PROCESSO a Pino Pelosi per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini con l'arringa dell'Avv. Guido Calvi e le sentenze dei tre gradi di processo
SALA D'ASCOLTO: la raccolta di documenti sonori di "Pagine corsare" tra cui alcune opere di Pier Paolo Pasolini recitate da lui stesso (La Guinea, Poesia in forma di rosa, Meditazione orale, ecc.): La Guinea ? la poesia recitata dallo stesso Pasolini inserita nel finale del film di Giordana.
?


La saggistica - Pasolini, un delitto italiano, di M.T. Giordana

Vai alla pagina principale