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Contributi dei visitatori Il tipo di uomo e di donna che conta...
Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare
e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! (Pier Paolo Pasolini)
La civiltà edonistica ha preso forma. La civiltà della apparenza, dove tutto ciò che appare è nulla, il nulla più assoluto, il nichilismo per eccellenza. Nessuno è più se stesso ma semplicemente un marchio pubblicitario. Quello che traspare non è più la personalità interiore ma esteriore. Grandi magazzini, catene di fast-food, centri commerciali, grandi cinema rappresentano soltanto una piccola parte del neo-capitalismo e del consumismo. Se prima il cinema era un luogo dove poter allargare la propria fantasia oggi non lo è più non solo perché si possono vedere i film in anteprima a casa scaricandoli da internet ma soprattutto perché oggi il cinema è diventato un luogo di perdizione. Venti sale, venti film proiettati, fast-food all’interno, poltrone super tecnologiche che distraggono dalla visione del film. Immense librerie dove non si sente neanche il profumo dei libri. Certo si trova tutto in questi grandi centri commerciali, ma cosa? Tutto ciò che sempre di più immobilizza la nostra coscienza o il piacere di camminare. Grandi negozi dove se ti piace una maglietta devi comprarla subito altrimenti basta fare un passo verso un altro scaffale e ti ritrovi altre cento magliette che vorresti comprare, che stuzzicano l’ego geneticamente modificato per colpa di ciò che ogni giorno la televisione ci imprime nel cervello. ![]() Ma non importa se tutto questo offende la dignità di tutte quelle persone che non possono permettersi televisioni HD perché tanto ci saranno sempre quelle altre persone, purtroppo ignare del fatto che sono delle pedine della società, che si lasceranno sempre sedurre dal bene consumistico e che saranno sempre pronte a gettare il proprio guadagno nelle tasche dei cosiddetti uomini di potere che non sono nient’altro che allibratori e approfittatori. E comunque il problema non sussiste perché oggi tutti possono permettersi una televisione HD, basta pagare a rate, perché l’importante è guardare la televisione e il resto non conta. Purtroppo siamo tutti pedine di una società approfittatrice. Tutti, stando nel capitalismo occidentale siamo pronti a stuzzicare sempre di più il nostro egoismo, egotismo e tutti vogliamo soddisfare, appagare il nostro capriccio viziato non lasciandoci sfuggire nemmeno per un attimo il bene(male) materiale. Chi mai si scrollerebbe di dosso una vita fatta di comfort e di vizi? Chi mai rinuncerebbe alla propria moto o alla propria vita abitudinale? Solo qualcuno che naturalmente “ancora“ oggi non può permettersi piaceri di lusso. Ma di chi è la colpa? Non è del figlio che chiede la moto al padre, e nemmeno del padre che gliela compra, ma basterebbe fermarsi un attimo a riflettere un po’ di più, a riflettere se ci piace essere pedine di una gigantesca scacchiera o è meglio combattere questa scacchiera e muoversi su ogni casella. E dove sono gli operai in televisione? Dove sono tutte quelle persone che credono ancora nelle proprie radici? Sono degli emarginati, emarginati perché non consumatori e non per questo vengono rispettati. Sono considerati pericolosi perché non incrementano produttività consumistica. Ecco perché i vari governi vogliono alzare il reddito pubblico, più reddito maggior consumo. Sono pericolosi per il progresso perché non producono ricchezza non acquistando. Quella ricchezza che oggi è il motore di tutto. L’uomo è diventato un oggetto che può essere comprato. Calciatori che vengono acquistati e venduti come noccioline. Tutto è un gigantesco mercato nel quale l’uomo funge da merce. I soldi hanno sostituito la dignità. Non importa più essere onesti, gentili, educati, basta avere una grande banconota e si può risolvere tutto. Siamo diventati merce per di più contraffatta perché siamo diventati irreali. Niente più ci scandalizza perché tutto ci appare come in un involucro protettivo che ci rende estranei da tutto ciò che accade nel mondo. Questa televisione è semplicemente un tramite passivo. Vediamo ma non agiamo. Cosa interessa a noi se un paese è distrutto da una guerra, o meglio, cosa possiamo fare? La televisione ci fa sentire protetti perché la guerra è lontana e addirittura tutto ci appare come fosse un film. Qua si trova la brutalità della televisione. ("... non trovo niente di più feroce della banalissima televisione", P.P. Pasolini) Guardare ciò che accade nel mondo, guerre, povertà, nelle ore di pranzo, cena, e tra un boccone e l’altro gustarsi il film della vita che però non ci appartiene perché tutto è racchiuso in una scatola protettiva. Niente ci appartiene perché sta accadendo a un altro. La guerra è in un altro paese, bambini muoiono in un altro paese, non è un problema nostro. Certo allora se ignoriamo tutto ciò come possiamo scandalizzarci davanti ad una legge anti immigrazione?. Se l’unico modo in cui possiamo risolvere i problemi degli altri è guardarli è naturale che l’azione non sarà pronta per essere attiva. Rispediamo tutti a casa e continuiamo a guardarli in televisione. È più semplice. Alcuni risponderanno che ci sono gli aiuti per quei paesi devastati dalle guerre. Certo, nuovi aiuti militari, nuove bombe, tutto è una catena produttiva. Bisogna aiutare questi paesi con la forza, e quindi con un’altra guerra. Tutto ci è trasmesso sotto forma di menzogna che ci inganna facendoci credere il falso. Nulla si mostra per quello che è ma per quello che appare. Conosciamo popoli e paesi per le loro guerre e siamo pronti a giudicare perché crediamo di sapere. Crediamo di sapere perché ciò che appare in televisione è sotto forma di cattedra scolastica dove falsi professori ci insegnano la loro visione errata del mondo, falsi miti che vengono creati da marchi pubblicitari, falsi politici che appaiono invulnerabili dietro lo schermo protettivo, falsi giornalisti che stuzzicano la nostra indole di giudici. Grazie alla televisione siamo pronti a giudicare il prossimo con qualunque disprezzo. Oggi, questo prossimo, purtroppo ha il volto di tutti quei "clandestini" che scappano dal loro paese. Che strano, in televisione vediamo in che condizioni vivono nel loro paese, ma poi quando vengono da noi non li crediamo rispedendoli a “casa loro" come fossero dei pacchi postali. Sotto mentite spoglie, oggi, siamo fautori di un nuovo fascismo che agisce sulla coscienza umana con nuove forme di potere. “La più grande astuzia del diavolo è quella di farci credere che non esiste” diceva Baudelaire, oggi la più grande astuzia del sistema di potere è quella di farci credere che è buono e tollerante. Quella tolleranza con il doppio volto. Perché è una tolleranza apparente. Ormai la faccia cattiva ha il volto di Rumeni, Albanesi e Senegalesi. Sono considerati i soli fautori di criminalità e povertà. Siamo subito pronti a giudicarli colpevoli quando commettono un omicidio e quindi risultano un pericolo per la società ma siamo pronti ad ignorarli quando muoiono sul lavoro, nei cantieri abusivi di imprenditori che li sfruttano per il proprio fabbisogno economico. L’opinione pubblica è manovrata dalle reti televisive che sono il continuo di una esaustiva campagna elettorale dei singoli padroni di Stato. Il buon senso, oggi, è avere le strade ripulite da giovani africani che vendono qualche borsa contraffatta. Ma è naturale, la contraffazione non incrementa più i conti in banca dei grandi stilisti. E come fanno questi giovani africani a procurarsi questa merce contraffatta? Sono loro a fabbricare Cd e borse? E con quali mezzi? Ma è naturale che dietro c’è un’organizzazione criminale che controlla tutto il traffico della contraffazione. Ma a noi questo non interessa, è un’altra storia, a noi interessa solo che questi “immigrati” non girino per le nostre strade. Avete letto bene? Ho detto "nostre strade"! Già, nostre! Perché persone non italiane devono venire nel nostro paese e derubarci della nostra libertà? restassero a casa loro! Ma quale casa, prima di tutto! E poi, tutto questo patriottismo da dove è uscito fuori? Il tempo di Garibaldi è finito. L’importanza di essere Italiano è quella di mantenere le proprie radici sociali, culturali, tenere sempre vive le tradizioni popolari, questo è il vero patriottismo, ma tutto ciò dove è finito? Non esiste più! Allora permettetemi di dire che se non si vogliono immigrati nelle strade non è per patriottismo ma per razzismo. Anche se un immigrato uccide, se la legge è uguale per tutti, deve avere gli stessi diritti di un italiano. Ma non è così, viene rispedito a casa con la scusa che non può andare in un altro paese ad uccidere. Non viene giudicato come uomo ma come assassino e viene visto come un assassino più feroce dei nostri assassini solo perché non è italiano. Questo è nuovo fascismo che agisce direttamente sulla coscienza delle persone. La paura, questo è il nuovo fascismo. Politici e giornalisti che incrementano paura tra le persone parlando di Rom e Albanesi o Africani. Mettere in primo piano nei telegiornali le notizie di Rom ladri e assassini e nascondere notizie di Mafia e Camorra. Ripulire le strade dalla prostituzione, quella di colore perché quella nostrana fa comodo. Arrestare le prostitute e non l’organizzazione che gestisce il tutto. Io vivo a Napoli e i giri di prostituzione di Africane o Cubane sono organizzati da criminali Napoletani, le piazze di droga sorvegliate da giovani Africani sono gestite dalla criminalità Napoletana, le borse contraffatte che vendono i Marocchini sono importate dalla Criminalità organizzata Napoletana, ma in alcuni libri si dice che le esportano i Cinesi, e come fanno questi Cinesi ad arrivare in Italia, quali contatti hanno? La Camorra gestisce tutto, anche i loro scagnozzi Albanesi, ma allora io mi chiedo come fanno ad arrivare tutti questi clandestini qui in Italia? Forse la Camorra gestisce anche gli sbarchi e preleva tutte queste persone addirittura direttamente dai loro paesi, e di chi è la colpa se una ragazza viene prelevata dal suo paese e fatta prostituire? Noi ci fermiamo all’apparenza senza andare oltre. Ecco il nuovo fascismo e il nuovo razzismo ai quali siamo destinati a sottometterci. E perché nei libri scritti da persone che dicono di sapere tutto appaiono sempre e solo i nomi di Camorristi e Mafiosi e mai quelli di Politici? Perché la politica è il potere e la Mafia il tramite. Proprio oggi al telegiornale hanno dato la notizia della morte di una bambina a causa di un incendio nella casa in cui abitava. La bambina era figlia di una coppia albanese. Il giornalista subito dopo aver annunciato la notizia ha precisato il fatto che non si sapeva ancora se la famiglia in questione fosse provvista del permesso di soggiorno. Perché questo magari avrebbe influito positivamente sull’opinione pubblica. Con il permesso di soggiorno la famiglia poteva avere la nostra compassione, senza permesso niente compassione. Questo è il punto a cui il nostro paese è arrivato. Il permesso di soggiorno ha scavalcato la morte della bambina. Ma quanti bambini Rom sono rimasti carbonizzati negli accampamenti a causa di corti circuiti causati da gesti razziali o quanti ragazzi Africani sono stati picchiati e violentati per il loro colore della pelle? Ma tutto questo dove sta nelle notizie del telegiornale? Qual è il rapporto tra rom che muoiono e rom che uccidono? Molti dicono che sono più i rom che uccidono. Io rispondo: certo, se al telegiornale danno più notizie su quelli che ammazzano è normale. E cosa si è fatto per tutta questa gente? Abbiamo cercato di mettergli le carte in regola? Abbiamo cercato di farli vivere in condizioni migliori? No! Perché è troppo difficile, mandarli a casa è più semplice. E poi abbiamo giudicato colpevole Ponzio Pilato. Almeno si lavò le mani una volta sola, noi lo facciamo tutti i giorni. E dove è la chiesa che si indigna davanti a tutto ciò? Dove è la voce di dio? Inutile parlarne se proprio la chiesa ha messo sulla croce il proprio messia. Il papa deve soltanto mantenere rapporti politici per incrementare sempre di più l’economia dello Stato Vaticano. Lo Stato indifferenza per eccellenza. Perché la chiesa non è una religione E a tutti quei bambini che ci puliscono i vetri delle auto siamo solo capaci di dirgli no e mandarli a quel paese. O il massimo che riusciamo a fare è dargli un euro. Ma abbiamo mai cercato di prenderli per mano come facciamo con i nostri figli e dargli un futuro migliore? Io non ci sto a tutto questo perché parliamo di progresso, tecnologia, che il mondo va avanti, sì ma quale? Quale mondo va avanti? Quei sette paesi che prendono le decisioni anche per il resto degli altri paesi? Perché io devo avere macchine, moto, cellulari, pane, televisione o quando viene l’estate poter essere indeciso in quale posto andare a passare le vacanze e rimanerci male se non ho comprato una maglietta che mi piaceva o rimanerci male se è stato breve il periodo di vacanza perché poi devo riprendere a studiare o a lavorare? Rimanerci male per banalità che ci rendono sempre più schiavi di questo potere. Ma tanto che ci importa, a noi nessuno ci farà mai saltare in aria all’improvviso, nessuno ci toglierà il pane dal tavolo, nessuno ci impedirà di andare in vacanza. Noi siamo beati e ancora una volta abbiamo messo sulla croce qualcuno, ma questa volta non è un solo uomo, sono intere popolazioni che soffrono per colpa nostra perché grazie alla loro sofferenza noi possiamo vivere in pace nel nostro egoismo. Dicono che il mondo va così. Che frase subdola, meschina e sadica. Sadica come la nostra indifferenza. Cosa sono i nostri problemi in confronto a quelli di chi non hanno niente nemmeno per lamentarsi, solo gli occhi per piangere. Ma alle deportazioni e allo sterminio di civiltà noi anteponiamo campionati di calcio e olimpiadi. L’economia non può fermarsi, deve usare qualunque mezzo purché nessuno interferisca negli affari di Stato. Quale giocatore, quanti giocatori hanno mai deciso di non accettare più miliardi per far sì che le cose cambiassero? Tutto il mondo gioca a calcio ma solo pochi ci guadagnano. E i palloni con cui giochiamo da chi sono fabbricati? Da bambini che poi non possono nemmeno giocarci con quei palloni cuciti a mano. Nessuno è pronto a dire basta a questo sterminio del cosiddetto terzo mondo, in questo stesso nome “terzo mondo” risiede il significato di razzismo. Non esiste nessuna tanto acclamata democrazia. È un’invenzione delle file parlamentari. Il governo governa. L’opposizione punta il dito contro e ognuno fa la sua sporca buona figura, ognuno ha fatto il proprio dovere. Io forse non sono nessuno per parlare, o forse non so niente di quello che sto dicendo, ma è perché a me non interessa dei segreti di Stato, dell’economia, delle guerre, per me basterebbe veramente poco per fermarci tutti quanti un attimo, basterebbe veramente poco se l’industria economica per un intero anno svoltasse verso il “terzo mondo”. Ma non accadrà mai, non perché sia difficile, quando dicono che è difficile è perché non vogliono farlo. Ogni uomo decide per se stesso e allo stesso tempo per gli altri. Non ci vuole niente per far sì che operai, pompieri, gente che lavora e muore sul lavoro guadagni di più di squallidi uomini di spettacolo, calciatori e imprenditori. È che non si vogliono cambiare le cose. E il rivoluzionario di turno, purtroppo, non è nient’altro che una creazione di questo potere, perché senza quest’ultimo a cosa servirebbe il rivoluzionario, non avrebbe spazio perché non ci sarebbe nulla per cui lottare. Non voglio dire che tutto va male perché non sono un qualunquista ma voglio dire però che tutti anche inconsapevolmente, nel nostro piccolo, contribuiamo a questo catafascio totale. Sto solo cercando di dire che se una cosa da una parte non va bene non è giusto che da un’altra parte invece fili liscia. Giustizia per tutti. Dicono che la politica è fatta di compromessi, adesso si spiega il suo marciume. L’Italia è la società spettacolo per eccellenza. Il governo è al di sopra della legge; la Camorra è indispensabile per i voti parlamentari; per lavorare in televisione non devi saper fare nulla. Tanto tempo fa film e programmi comici erano fatti da attori che avevano studiato, oggi basta essere uno qualunque. Modelle, veline, calciatori, persone comuni, questi sono i divi di oggi. L’etica professionale e la professionalità sono state scartate per lasciar posto all’incompetenza solo per ragioni pubblicitarie. L’etica professionale non va d’accordo con il clientelismo e il buon senso non va d’accordo con il favoritismo. Ma in Italia è vietato dire le cose come stanno altrimenti vieni censurato o arrestato, perché questo nuovo fascismo non ti permette neanche di parlare. In televisione non ci si può schierare da nessuna parte altrimenti le trasmissioni diventano di parte e addio democrazia. Tutti fanno lo stesso gioco. Bisogna accettare il falso. Il politico accetta di essere intervistato ma a patto che il giornalista lo lasci parlare e il giornalista accetta perché tanto ha avuto l’esclusiva. Ognuno gioca per sé ma allo stesso tempo di comune accordo. Purtroppo siamo tutti la creazione di un potere spietato. Nessuno vuole somigliare al prossimo ma tutti vogliono le stesse cose. L’aspetto più spaventoso e triste è rappresentato dai giovani. L’argilla del futuro è, purtroppo, modellata e scolpita in maniera errata. Tanti sono quelli che si lasciano ingannare e convincere da questo sistema di potere. Giovani che si avvicinano alle sezioni di partito e non riescono a cambiare nulla perché il sistema attuale è incollato alle scrivanie e alle poltrone. Questi giovani sembrano tante foche ammaestrate, incapaci di prendere posizioni e combattere il sistema perché oramai il continuo lavaggio del cervello sta rivelando i suoi effetti. Non siamo noi a parlare ma i comizi pubblicitari. È la disuguaglianza che ci mette paura, la stessa disuguaglianza che però è ignorata verso altre popolazioni. Purtroppo quelli che più di tutti sono a farne le spese sono i ragazzi dei quartieri popolari. Non bastava la criminalità, adesso vi è anche l’importanza di apparire. Dai loro volti non si evince più quella spontaneità e quella purezza che era solo una loro prerogativa. Quella gioia innata di vivere nella povertà dove un pallone aveva la capacità di risolvere tutti i problemi. Quel distacco dalla società dei consumi, quell’odio innocente verso chi voleva derubarli della loro spensieratezza. Quegli scugnizzi autori di bravate innocenti oggi sono figli di un consumismo barbaro. I loro giocattoli sono motorini, cellulari, scarpe all’ultima moda che non fanno parte della loro cultura popolare. Ma non parlo di cultura in senso dispregiativo, parlo dei loro quartieri quando erano incontaminati dalla modernità come popolazioni indigene. Ma oggi non vogliono sentirsi degli emarginati visto che l’esempio modello da seguire è quello consumistico. Se non si possiede una macchina di alta cilindrata o un orologio ultimo modello non si è neanche considerati. E spesso si fanno carte false per avere tutto questo. C’è chi riesce a stare lontano un po’ più degli altri dai consumi ma è sempre schiavo di cellulari, play station e videogiochi. Non c’è più gusto. Oggi c’è il gusto dell’orrido. Vestiti orrendi, e pettinature che imbruttiscono i tratti somatici di ognuno. Nessuno si distingue per quello che è ma per quello che appare. Nessuno ha il coraggio di abbandonare la massa per paura di essere emarginato. Ragazzi che non possono permettersi tutto ciò nemmeno al nero si prendono questi beni materiali con la forza e poi si ritrovano in galera, ma di chi è la colpa? Delle condizioni di miseria in cui vivono? Io credo perché in televisione erano considerati degli eterni falliti e perdenti. E su tutto questo si gioca, si marcia. È naturale che se in televisione tutto è concesso, se vengono esaltate persone senza arte né parte solo per il loro yacht o il loro locale trandy o per la villa in Sardegna o per lo spazio in programmi televisivi, se si esalta solo la ricchezza, tutti lo vogliono diventare. Chi è il più furbo in Italia? Un operaio o un fotografo da gossip? Non esiste più il sacrificio. Nessuno è più disposto a lavorare intere giornate quando basta andare in un programma televisivo e il giorno dopo ti ritrovi ricco e famoso. Qui c’è l’inganno. Perché per quanto puoi durare famoso se non sai fare niente? Anche di simboli e di martiri se ne fa un marchio pubblicitario. Prendiamo ad esempio il mito di Che Guevara. Il simbolo rivoluzionario per eccellenza. Perché? Nessuno conosce le sue gesta ma tutti portano il suo volto sulle magliette. Perché non è più un simbolo rivoluzionario ma una marca stilistica. Case stilistiche che fanno soldi sfruttando il volto di un martire. Si gioca sulla morte degli altri. Se ne fanno film, fiction e poi non si cerca di lottare. Perché portiamo il Che sulla maglietta se poi non ci indigniamo e non lottiamo per una società migliore? La vita è ormai una campagna pubblicitaria. |
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