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La saggistica Pier Paolo Pasolini Risposta a una lettera: "sull'uomo medio"
1) Sono razzisti. Infatti essi si distinguono, direi, teologicamente, o meglio, antropologicamente, dai soggetti di cui si abbassano, costretti dalla necessità, a parlare: prostitute, omosessuali, ladri, truffatori eccetera. Costoro vengono distaccati, "separati" dalla coscienza e chiusi nel ghetto, appunto "dello squallido e torbido ambiente". 2) Sono ricattatori. Infatti essi tappano la bocca a presunti appartenenti a quel ghetto, mettendoli a tacere attraverso l’allusione alle loro colpe che l’uomo medio condanna, e per cui essi non hanno diritto di cittadinanza nella società. Fanno, al livello borghese dell’indignazione morale (anche sincera!) ciò che un piccolo ricattatore può fare a una prostituta che ha un figlio, a un omosessuale che ha una madre o un impiego eccetera. 3) Sono ignoranti. Infatti essi ignorano tutto ciò che di scientifico (mettiamo sul piano più elementare, Freud) è stato scritto su coloro che essi relegano nello squallido ghetto, senz’altra spiegazione che una cieca ripugnanza fisica, un panico, un principio irremovibile: tutte cose perfettamente stupide appunto perché irrazionali e prive di ogni motivazione scientifica. 4) Sono primitivi. Infatti essi negli abitanti coatti dei loro ghetti vedono arcaicamente dei "capri espiatori", sulle cui spalle riversare le colpe di tutta la società. Nelle giornate più drammatiche del caso di Viareggio, per esempio, pareva che le colpe dei lager, della diga di Longarone o della guerra del Vietnam cadessero tutte sulle spalle di quattro poveri invertiti – ricattati e martirizzati – privi di ogni potere, e impossibilitati, da ricatto, privato e pubblico, ad avere una normale vita e a fare una normale carriera. 5) Sono dei sanguinari. Infatti i "capri espiatori" si ammazzano. Ed essi, additando ai loro pari e alle autorità, direttamente o indirettamente, gli "squallidi e torbidi individui" così come essi li definiscono e li vogliono, ne fanno implicitamente (e talvolta esplicitamente) dei soggetti da linciaggio. Ho calcato un po' le tinte. Ma le cose stanno sostanzialmente così. La pornografia è noiosa 1) In attesa che il codice fascista sia rifatto (e non solo emendato o accomodato o ipocritamente riadattato), gli unici uomini adulti che possono, ora, intervenire in questo commercio tra chi produce film pornografici e chi li consuma, sono i magistrati. Gli altri che lo fanno si riempiono di ridicolo per il solo fatto che si eleggono a protettori della "morale" di altri adulti, padroni di se stessi, che hanno avuto un padre quand’erano ragazzini, e che hanno ora il pieno diritto di fare da soli le proprie scelte. 2) I produttori di film se non pornografici, quasi (i cosiddetti film "sexy": parola che uso qui con orrore, tanto mi sembra volgare), guadagnano molto: questo significa che ci sono milioni di spettatori che pagano il biglietto per andare a vedere quei bei prodotti: questo significa ancora che la realtà italiana è composta anche di questo fenomeno: milioni di italiani amano la pornografia. Dovremmo forse meravigliarcene? La cultura della "nazione italiana" non è una sottocultura? E allora, poiché questo fa parte della realtà, perché nasconderlo o, quel che è peggio, cercare delle soluzioni repressive? Negli anni cinquanta non è esploso il problema degli stracci e dei poveri che abitavano nei tuguri? Ed è stata forse una soluzione quella dell’allora ministro Andreotti che ha impedito di mostrare questa realtà nei film? Povertà e pornografia: la prima una piaga popolare, la seconda una piaga piccolo-borghese: l’Italia è sempre tanto ben educata e discreta da non voler esibire le sue piaghe? Non mostrando i poveri che vivono nelle baracche; i poveri hanno forse cessato di vivere nelle baracche? Impedendo agli amanti della pornografia di vedere film pornografìci, gli amanti della pornografia cessano di essere tali? Il principio di autorità non deve mai valere neanche per impedire i film pornografici. 4) Potrei dire che, in quanto autore di film, niente è più pericoloso per me dei film pornografici: essi causano infatti una reazione della censura, la quale cerca dei capri espiatori che siano esemplari: ottenendo così due risultati con una sola azione: colpire i film ideologicamente e politicamente avanzati, e insieme – essendo essi, per intima coerenza col loro spirito, spregiudicati e liberi anche nel campo sessuale – punisce esemplarmente tale spregiudicatezza e libertà. In quanto autore, per es., di "Teorema" dovrei essere il primo a scagliarmi contro i film semi-pornografici che ne giustificano in qualche modo la persecuzione. 5) In conclusione: io non riesco a pronunciare delle condanne se non estetiche contro i film pornografici, e non posso che pronunciare sui loro consumatori un giudizio severo, ma con carità (cioè comprensione oggettiva della storicità della depressione culturale che li spinge a tale consumo). Quelli che condanno sono coloro che: a) non sono capaci di distinguere un film pornografico da un film d’arte; b) fingono di non essere capaci di distinguere un film pornografico da un film d’arte. Costoro vivono e operano allo stesso livello dei facitori e dei consumatori di film pornografici. Infatti la loro stupidità, la loro ignoranza, la loro mancanza di buon gusto, la loro insensibilità, oppure la loro malafede e il loro calcolo politico meschino, hanno la stessa volgarità dei produttori di film pornografìci e dei loro consumatori: essendo ambedue prodotti di una stessa sottocultura e, nella fattispecie, della stessa incapacità di giudicare esteticamente, cioè disinteressatamente. |
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