La saggistica

"Pagine corsare"
Saggistica

Pasolini, Ajello e "la cameriera"
di Dino Messina, "Corriere della Sera" 1 novembre 1992

Riepilogo di una polemica su Petrolio, romanzo inedito e incompiuto di Pasolini di prossima pubblicazione per Einaudi, di cui l' "Espresso" ha anticipato alcune pagine. L'intervento di Nello Ajello su "Repubblica" e le risposta di Giulio Einaudi sulla "Stampa" e di Federico de Melis sul "Manifesto"
La polemica sulla pubblicazione del romanzo inedito e incompiuto di Pier Paolo Pasolini è divampata fino a raggiungere i toni della rissa. Martedì scorso (il giorno dopo l'anticipazione di alcuni brani sull' "Espresso") ha aperto il caso, sulla prima pagina della "Repubblica", Nello Ajello, definendo l' opera postuma che l' editore Einaudi ha appena mandato in libreria "un immenso repertorio di sconcezze d' autore, un'enciclopedia di episodi ero-porno-sado-maso, una galleria di situazioni omo ed eterosessuali". Ajello ha aggiunto che si può considerare Petrolio una sorta di testamento dell'autore, ma "delle duemila cartelle previste Pasolini ne aveva scritte non più di cinquecento, molte delle quali rimaste allo stadio di abbozzo, magma, frammento". Perciò, secondo il giornalista di "Repubblica", quell'inedito non era da pubblicare. 

Pronta la risposta, sulla "Stampa", di Giulio Einaudi, che dopo aver accusato l' "Espresso" di aver dato un' anticipazione scandalistica dell'opera, innescando una polemica basata su una lettura morbosa, si chiede: "Aurelio Roncaglia e Graziella Chiarcossi (i curatori, ndr) sono tanto più colpevoli di Max Brod, che pur si assunse il rischio di contravvenire alla volontà di Kafka? "Bruciamo" anche Kafka, come si vorrebbe fare con Petrolio? Siamo tornati al tempo della Inquisizione?". 

Aperte le ostilità, in campo scendono i maggiori critici di Pasolini, ma il dibattito diventa incandescente quando Federico De Melis, su "il manifesto", accusa la "Repubblica" e 
l' "Espresso" di gioco al massacro, e Nello Ajello di "usare una prosa che ricorda quelle delle invettive clerico-fasciste del pubblico ministero Giuseppe Di Gennaro (ora superprocuratore antimafia) contro chi osò mettere in scena il Cristo-Stracci mentre si masturba sul ballo discinto della Maddalena". 

Ajello risponde che non è riuscito a finire la lettura dell'articolo ma definisce De Melis "un trovatello del 'manifesto' ". Ieri la pesante reazione sul quotidiano comunista. Il "trovatello" ha in serbo un colpo basso e ironizza che Ajello ama a tal punto Pasolini da "resistere stoicamente alla tentazione di vendette postume". "Perché un motivo si sarebbe", insinua De Melis, che cita il pesante giudizio di Pasolini, poi raccolto nel volume Einaudi Descrizioni di descrizioni, al saggio di Ajello, "Lo scrittore e il potere", definito "un miserabile perbenistico libello". "Ajello - sosteneva nel ' 74 Pasolini - dà dei fatti letterari il resoconto che potrebbe dare una cameriera (...). Ciò che conta sono i successi e gli insuccessi, le simpatie e le antipatie, e soprattutto il non venir mai meno a un certo perbenismo (...). Il disprezzo per coloro che non sanno attenersi a queste regole è in Ajello uguale a quello che i fascisti nutrono per gli 'esaltati', per i 'rossi'. Presunzione di sé e riduzione degli altri, anzi, di tutto, dominano il linguaggio, moscio e livido, di questo disprezzo". 

Fin qui la polemica, che fa esclamare a Franco Fortini: "Come siamo caduti in basso. Ricordo il mio epistolario con Pasolini, alla fine degli anni Cinquanta. Le accuse che ci scambiavamo erano durissime, ma a un livello diverso dall'attuale. Probabilmente era merito del liquido storico che ci sosteneva, più forte delle nostre stesse personalità. Questo tipo di dispute mi paiono molto vecchie e rispondenti esclusivamente a logiche di mercato. Quanto all'opportunità di pubblicare Petrolio, credo che la filologia e l' editoria abbiano tutti i diritti consentiti dalle leggi vigenti sulle carte postume". 

Favorevole alla pubblicazione è anche Enzo Siciliano, biografo di Pasolini e antagonista di Nello Ajello nella polemica di questi giorni. Ma, secondo Siciliano, "non si può arrivare a parlare di una vendetta postuma, non credo che le persone covino così a lungo questi rancori. Penso invece che la posizione di Ajello sia tinta di moralismo e che il suo intento sia di salvaguardare la purezza dello scrittore". Ma per Siciliano censurare Pasolini non si può e la lettera "non spedita" a Moravia, pubblicata in appendice a Petrolio, in cui Pasolini si chiedeva se il libro fosse tutto da riscrivere, "in realtà è parte di un romanzo che non voleva essere romanzo nel senso classico del termine". Dopo le dispute, è venuta, per Siciliano, l'ora di parlare davvero di Petrolio, di capire che non si tratta di una scandalosa incompiuta da pubblicare in un'edizione critica dell'opera omnia, ma di un libro attuale, "su questa Italia da processare, da cui tirarsi fuori, in cui si parla di sesso ma molto, tanto di politica".

 

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Pasolini, Ajello e "la cameriera", di Dino Messina

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