La saggistica

"Pagine corsare"
Saggistica

"Vogliamo la verità sull'assassinio di Pasolini
di Carla Benedetti
"Il primo amore", 3 marzo 2010

Perché il processo non viene riaperto?

Nel 2008  abbiamo consegnato al Presidente della Repubblica un appello [già diffuso nel 2005] per la riapertura del processo Pasolini pubblicato dal "Primo amore" e firmato da un  migliaio di persone in Italia e all'estero. La lunga lista delle adesioni riempiva sei pagine fitte del primo numero della rivista nel 2006. 

Ma niente si è mosso. 

Eppure, molti nuovi elementi sono emersi negli ultimi cinque anni e tali da aprire interrogativi inquietanti, tuttora sospesi. La versione ufficiale  sull'assassinio di Pasolini (rissa sessuale tra due persone), che è circolata per tanto tempo, troppo, e di cui molti si sono finora accontentati, appare ormai sempre più chiaramente come una messa in scena servita a sviare le indagini e a coprire un altro tipo di omicidio. 

Prima c'era stata la dichiarazione pubblica di Pino Pelosi, che dopo aver scontato la pena, ha sostenuto di non essere lui l'assassino di Pasolini e di essersi accusato dell'omicidio perché sotto minaccia. Poi è stata diffusa la testimonianza filmata del regista Sergio Citti, da cui emergevano inconguenze e negligenze degli inquirenti. Poi la notizia, anch'essa comparsa sui giornali, che Pelosi già conosceva e frequentava Pasolini  prima della notte dell'omicidio (come si legge in un articolo del "Messaggero"). Per non parlare della lunga serie di testimonianze e di indizi trascurati.

Ma nonostante questo il processo non fu riaperto.

Oggi una nuova notizia, sconcertante. Il senatore Marcello dell'Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, dichiara di essere in possesso di un capitolo di Petrolio, presumibilmente trafugato dalla casa di Pasolini. Si tratterebbe della parte intitolata "Lampi sull'Eni". Nell'edizione Einaudi di Petrolio di quel capitolo era rimasto solo il titolo. Gli eredi di Pasolini negano però che vi sia stato, nei giorni dell'omicidio, alcun trafugamento di carte dalla casa dello scrittore. Quale sarà la verità? Da chi Dell'Utri ha avuto quelle carte? 

Riproponiamo qui sotto il testo dell'appello del "Primo amore" e [rimandiamo al] lungo articolo di Gianni Borgna e Carlo Lucarelli uscito uscito su "Micromega" n. 6 del 2005, sperando che il Presidente della Repubblica voglia farsi carico di questa urgenza di verità sentita già da tempo da tanti cittadini e da molte voci della cultura italiana e internazionale, e oggi non più eludibile.

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Anche noi parte offesa: riaprire il processo Pasolini (2005)

A trent'anni dalla morte, non sappiamo ancora da chi è stato ucciso Pasolini e perché. Questo suo assassinio va ad allungare la lista impressionante di omicidi, attentati, sparizioni, finti suicidi e finti incidenti di cui è costellata la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi e che, a decenni di distanza, non sono stati ancora chiariti. Responsabili e mandanti impuniti, verità sottratte per decenni non solo ai tribunali ma anche al discorso pubblico. 

Noi non sappiamo se a far tacere uno degli artisti più fervidi e una delle voci più scomode e tragiche di questo paese sia stata una decisione politica. Quello che però sappiamo - come lo sa chiunque abbia prestato attenzione alla vicenda - è che la versione blindata della rissa omosessuale tra due persone non sta in piedi. Sappiamo che essa è stata solo una copertura servita a sviare le indagini e a coprire un altro tipo di delitto. Quella versione, del resto, non ha mai retto, nemmeno per il tribunale di primo grado, che infatti condannò il diciassettenne Pino Pelosi assieme a ignoti. Ma oggi, dopo che il reo confesso ha dichiarato pubblicamente di non essere l'assassino di Pasolini e di essersi accusato dell'omicidio perché sotto minaccia, e dopo la diffusione della testimonianze del regista Sergio Citti, sono ancora più evidenti le negligenze e le coperture che hanno accompagnato fin dall'inizio quell'atroce vicenda. 

In seguito alle dichiarazioni di Pelosi, la Procura di Roma ha riaperto e subito richiuso - per mancanza di riscontri - il fascicolo sul delitto Pasolini. Questa nuova inchiesta è stata archiviata ancor prima di iniziare! Eppure non si sono sentite molte voci indignarsi per questa reiterata non-volontà di fare chiarezza su quella morte. Uno strano silenzio ha circondato la notizia, e questo proprio mentre ricorreva il trentennale della morte di Pasolini e dappertutto fervevano le celebrazioni del poeta, dell'artista, dell'intellettuale che pure tanti fanno mostra di rimpiangere. 

Dopo quanto è successo, non possiamo più accontentarci della versione ufficiale, perché significherebbe diventare complici degli assassini di Pasolini. Chiediamo perciò che vengano finalmente svolte le indagini che non si sono mai volute fare e che venga detta finalmente la verità su quel delitto. 

Ci sono cose di cui, come scriveva Pasolini, è impossibile parlare senza indignazione, senza cioè far capire l'enormità di ciò che è avvenuto. Il più atroce assassinio di un poeta dell'età contemporanea, più turpe dell'assassinio di García Lorca, un vero massacro di gruppo, è avvenuto a Roma, in Italia, per mano di italiani. E invece, per trent'anni, sono state cancellate prove, sono stati ignorati indizi, testimonianze e documentate contro-inchieste di giuristi e intellettuali italiani. In una situazione simile, spetta in prima persona agli scrittori, ai poeti, agli artisti, agli intellettuali, ai giornalisti, e a tutte le persone libere che hanno a cuore la verità, chiedere (come ha già fatto il comune di Roma, che si è costituito parte offesa) la riapertura del processo e l'accertamento della verità. 

Ci sembra questo il modo migliore di ricordare Pasolini a trent'anni dalla sua tragica morte.
 

(L'intera lista delle adesioni, raccolte durante diversi mesi in Italia e all'estero, è stata pubblicata sul N.1 della rivista "Il primo amore")

 

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"Vogliamo la verità sull'assassinio di Pasolini, di Carla Benedetti

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