|
Notizie "Ritratto di Pasolini" di Cesare Giardini
Le tinte pastello e i colori vivaci proiettano i personaggi di Cesare Giardini in atmosfere fantastiche. I volti, spesso stilizzati, sono espressivi e trasognanti. Nascono dalla memoria del vissuto, dalla storia o dalla letteratura. Nel corso degli ultimi anni l’artista si è dedicato prevalentemente al paesaggio di frontiera e al rapporto tra paesaggio e nuova architettura. Nei suoi quadri sono comparsi vari protagonisti: dai viaggiatori ai clochards, dagli scrittori ai poeti maledetti. Ritrae nel 2001 Pier Paolo Pasolini [vedi immagine sopra]. Negli anni precedenti aveva raffigurato Kafka, Rimbaud e Marcel Proust. Ma anche il personaggio Dorian Gray dell’omonimo romanzo di Oscar Wilde e Lady Chatterley di D.H.Lawrence. Nel 2006 ha dedicato un’intera mostra a Dino Buzzati e ai suoi personaggi. Attualmente dipinge anche gente incontrata per strada, per lo più compagni di viaggio. Come nel caso del “Fotografo” che presenta in questa mostra. Abbastanza recente anche una serie di dipinti intitolati “Il Viandante”. Invenzioni che vogliono essere un omaggio ai pellegrini, viaggiatori e migranti di ogni tempo con riferimenti alla Parabola dei ciechi di Bruegel Il Vecchio, alla Via Lattea di Buñuel e alla Ricotta di Pasolini. Ispirati al cantautore De Andrè, invece, i dipinti Susan dei marinai e Bocca di Rosa. Sono outsiders, deformi, sdoppiati, ritratti in atteggiamenti e posture che ricordano i quadri religiosi del passato i protagonisti delle tele di Davide Avogadro. Non a caso l’artista afferma di subire costantemente il fascino delle opere religiose e di un’iconografia cristiana che lo ha portato ad adottare soluzioni stilistiche tradizionali per ritrarre personaggi comuni che non rispecchiano, però, i canoni classici di bellezza. Il risultato va oltre l’estetica del brutto diventando accurata analisi psicologica dei protagonisti di ogni singolo quadro. Ragazzi con canottiere bianche che sembrano appena usciti dal riformatorio. Donne corpulente, anziane che mostrano, nell’atteggiamento, i sintomi di malattie mentali. Come nella tela “Meraviglia delle meraviglie” che mostra una donna anziana con lo sguardo rivolto verso un fiore che tiene gelosamente tra le sue mani come un dono prezioso. Non si tratta di santi o madonne, eppure i soggetti vengono raffigurati spesso con gli sguardi e le braccia rivolte verso il cielo in atteggiamenti di ascesi mistica e preghiera. Il realismo della pittura di Avogadro va oltre la rappresentazione fedele dei corpi e dei colori naturali delle carni. E’ un realismo psicologico in grado di deformare un’immagine riprodotta con fedeltà quasi fotografica rendendo agli occhi dello spettatore anche le ansie, le curiosità e le inquietudini dei suoi personaggi. Splendidi nella forma nonostante le evidenti deformazioni fisiche che, spesso, sono solo mentali, nell’occhio di chi guarda. Nel loro linguaggio iconico più sintetico ed essenziale, le opere di Massimiliano Robino vanno oltre la volontà di rappresentare dei personaggi. La sua è una ricerca soprattutto formale che lo ha portato ad uno stile “neo pop” caratterizzato da frastagliate campiture di colore. Emergono dai suoi quadri le ombre dei volti e dei corpi. I volumi. L’equilibrio dei pieni ed i vuoti delle strutture formali. Colori luminosi e cromatismi ricercati. I verdi, gli azzurri, i gialli acidi. Ogni colore nasce da una ricerca accurata e non è mai casuale. I personaggi ed i soggetti vengono fuori dalla tradizione antica, moderna e contemporanea, ma sono scelti soprattutto per le loro implicazioni con gli interrogativi che si pone l’artista sull’origine dell’uomo, sulla storia, i suoi simboli e sul linguaggio. Come i teschi del dipinto “Ciao Darwin”, che hanno lo scopo di raffigurare il pensiero del padre de L’Origine della specie in una sintesi pittorica suggestiva e di impatto. Se il tribalismo è il tema cardine della serie “Afro”, il mettersi sulle tracce dello sviluppo storico della scrittura ha portato di recente l’artista ad analizzare, con la pittura, le peculiarità estetiche dei geroglifici egiziani attualizzandole in un linguaggio che parla i suoi colori, le sue forme ed i suoi contrasti nella volontà di divenire un’espressione universale. Il dipinto “Verde Horus” è testimonianza di questa nuova stagione della sua pittura. Titolo Mostra: EikonCesare Giardini Nasce a Vigevano il 3 agosto 1948. Influenzato dall’ambiente familiare, frequentato da artisti, musicisti e letterati e dal padre e dallo zio anch’essi pittori, si dedica presto con passione al disegno e alla pittura. Si diploma all’istituto d’arte e ha studiato nudo e pittura alla Scuola degli Artefici all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha lavorato nel prestigioso studio di vetrate artistiche della sua professoressa di figura sig.ra Panigati e, quindi, ha insegnato per circa un decennio nella scuola pubblica e in una scuola d’arte della Regione Lombardia, di cui è stato cofondatore e dove ha approfondito la sperimentazione dei linguaggi della comunicazione visiva, della fotografia e del cinema d’animazione. Dalla fine degli anni Settanta si dedica unicamente alla pittura come professione. Negli anni Ottanta sospende la ricerca figurativa per avviare una ricerca sulla pittura informale avvicinandosi all’astrazione lirica con una ricerca sul colore e il segno, sui supporti e i colori, sul vento e sulla musicalità. Negli anni Novanta ritorna, decisamente, alla figurazione. La sua ricerca artistica verte sul tema del viaggio, viaggio inteso come luogo dei sogni, della memoria e grande metafora dell’esistenza. Ultimamente i suoi soggetti indagano il paesaggio italiano nelle sue recenti trasformazioni: le periferie, le frontiere e soprattutto i centri commerciali (cattedrali nel deserto), con riferimento letterario alle cattedrali nel deserto e al Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Parallelamente continua a dipingere anche figure, personaggi letterari e viaggiatori. Sulla sua pittura hanno scritto tra gli altri: Luciano Caramel, Floriano De Santi, Milena Milani, Lorella Giudici, Giorgio Seveso, Raffaele De Grada, Pier Sandro Pallavicini, Viola Lilth Russi e Giuseppe Castelli. Cesare Giardini ha esposto nelle principali località italiane e in molte città all’estero in gallerie e in spazi pubblici, sue opere si trovano in prestigiose collezioni private e pubbliche. Si interessa alla grafica con incisioni, acquatinte e serigrafia. Lavora anche alla ceramica in importanti atelier e fabbriche di Albisola. Cesare Giardini è presente sul n. 41 del volume "L’arte moderna, dal secondo dopoguerra ad oggi", Mondadori, 2005. Nel 2008 gli viene dedicata una grande antologica nello Spazio Tadini a Milano e al Castel Dell’Ovo a Napoli. Davide Avogadro Massimiliano Robino
|
. |
![]() |
|