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Roma, a fuoco il bar Necci.
Pasolini lo filmò in Accattone
Dato alle fiamme la notte tra il 30 e il 31 marzo scorso, è stato
restaurato a tempo di record: il 14 aprile l'inaugurazione
Qui le foto del bar Necci incendiato (da "la Repubblica"

La realtà urbana e la memoria cinematografica. Pasolini e le ceneri di Roma, di Andrea Cortellessa, "La Stampa"

«Più veloce d’un cuore / ahimè, cambia la forma d’una città», scriveva già Baudelaire. Non aveva ancora visto niente. Le grandi città di oggi bruciano di continuo, per ogni volta rinascere dalle ceneri. Ma se questo bastava, una volta, a dannare la memoria del leggendario Imperatore che s’ispirava alla vista delle fiamme, oggi i fuochi delle ristrutturazioni sono all’ordine del giorno. Magari non alla lettera: com’è invece avvenuto, all’alba dello scorso 31 marzo, nel quartiere romano del Pigneto. Il brutto scherzo è stato giocato ai danni del Bar Necci di Via Fanfulla da Lodi, dato appunto alle fiamme da ignoti. Luogo storico per la parte recitata nel primo film di Pasolini. 

Era il quartier generale nei «so- pralluoghi» che lo portarono a scrivere prima Ragazzi di vita e Una vita violenta; poi a girare, nel 1961, Accattone. Naturale che una scena sia all’interno del bar; e che l’esterno sia ricreato sulla stessa strada. È il set-chiave: che fa da raccordo a episodi distanti tra loro nella savana suburbana. Dove non cessa d’aggirarsi - tormentato dalla fame e da più astratti desideri - Vittorio detto Accattone, il «pappone» interpretato da Franco Citti: il Virgilio che aveva fatto da «dizionario vivente» a Pasolini nelle malebolge romane. Si va dall’Appia Antica sino al Ponte di testaccio dove, improvvisa e traumatica, giunge la conclusione. Tra due «ladroni», «il Balilla» e «Cartagine», Accattone ruba del salame, vede la polizia, scappa in moto. Si sente un fracasso; tutti corrono. Accattone è crocefisso a terra. Mormora: «Aaaah… Mo’ sto bene!». 

Come pochi altri al mondo, Roma è uno di quei luoghi «in certo modo doppi» di cui parla Leopardi nello Zibaldone. L’«uomo sensibile e immaginoso vedrà cogli occhi una torre, una campagna; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna». A differenza di Proust un secolo dopo, Leopardi non poteva immaginare che questa «seconda vista» ce l’avrebbe fornita un congegno semplice come il cinema. È nella nostra memoria che scatta il cortocircuito descritto da Leopardi: ogni volta che nella realtà - nella «lingua scritta della realtà» di cui parlano i non meno geniali saggi sul cinema raccolti da Pasolini in Empirismo eretico - ci imbattiamo in luoghi che abbiamo già visto: nella luccicante memoria artificiale del cinema. 

La Roma del grande cinema neorealista, ma anche quella della Dolce vita o dell’Eclisse, è l'oggetto di un curioso libro di Franco Cordelli, da poco uscito per Falsopiano di Alessandria: Vacanze romane. Set protagonisti film (pp. 301 con 29 ill.ni a colori, € 15.00): raccogliendo articoli sui film ambientati a Roma, quella che ne sortisce è una guida alla città tutt’altro che sentimentale, piuttosto fenomenologica: secondo quello sguardo «doppio», appunto, che ricalca l’oggi a colori su una memoria che è, per lo più, in bianco e nero. C’è anche Accattone, ovviamente, a vagare in una Roma «mitica: che non s’era mai vista e che non c’è più». 

Vano chiedersi cosa direbbe Pasolini del Pigneto di oggi, inopinatamente fighetto (secondo una parabola già di Trastevere, Testaccio, Garbatella e San Lorenzo). Lui che nel ‘75 aveva rivisto all’odiata televisione lo scandaloso Accattone. In soli quattordici anni s’era consumato quello che Pasolini definisce un «genocidio» culturale: al posto dei borgatari santi degli anni Cinquanta, negli stessi luoghi, ora vedeva i giovani «svuotati dei loro valori e dei loro modelli - come del loro sangue»: «larvali calchi» del mondo «piccolo-borghese». È questo uno dei documenti citati in un altro libro curioso, la dettagliata quanto acuta monografia di Stefania Parigi su Pier Paolo Pasolini, Accattone (Lindau, 232 pp. con 32 ill.ni f.t., € 18.50). Proprio su una ravvicinata messa a fuoco dei luoghi si articola la lettura del film, che ne mette in luce le ripetizioni, i parallelismi, le citazioni. Una prima lettura di Accattone non può che prenderlo (come faceva Pasolini stesso) quale «reliquiario di un mondo scomparso», ma la «seconda vista» di Parigi ci restituisce un’immagine diversa: visionaria e «doppia» come quella del Pasolini estremo di Petrolio. Una volta Pasolini definì il cinema «mangiarealtà»: una macinatrice che dietro di sé lascia solo macerie, scorie, cenere. Sorprende scoprire la quantità di metafore, nell’opera di Pasolini in generale e in Accattone in particolare, legate a un sole che divora, scheletra, incenerisce. È una stagione all’Inferno quella che racconta Pasolini: uno dei compagni di Accattone si chiama Cartagine, come la città incendiata dai romani («Che tu potesse fa’ la fine di Nerone», gli gridano). 

A confrontare le foto del Bar Necci, prima e dopo l’incendio, si vede come i colori slavati da international style, tutto plastiche pastello, siano stati furiosamente divorati da un grigio nero, antracite. Unico dettaglio a salvarsi dalle fiamme, un quadro che ritrae proprio Pasolini: sorridente e colorato, pop. Le fiamme contornano la cornice, quasi con rispetto.

Al Pigneto riapre il mitico Necci
di Cecilia Cirinei, "la Repubblica", 14 aprile 2009

Riapre il ristorante simbolo del Pigneto, devastato da un incendio doloso la notte fra il 30 e il 31 marzo. "Necci dal 1924" già questa sera ospiterà la festa privata del film, girato nelle sue sale, dalla regista Francesca Archibugi Questione di cuore e domani, dalle 8 del mattino alle 2 di notte di notte sarà aperto con l´orario di sempre. «Una scommessa vinta riuscire a tornare alla normalità dopo 14 giorni di lavori», dice il proprietario Massimo Innocenti.

Stasera festa privata per l´anteprima del film di Francesca Archibugi Questione di cuore (al vicino cinema Aquila), con tutto il cast al completo, da Kim Rossi Stuart ad Antonio Albanese, e domani apertura ufficiale. "Necci dal 1924", storico ristorante e bar del Pigneto, incendiato da sconosciuti la notte fra il 30 e il 31 marzo, riapre dopo 14 giorni e 14 notti di lavori ininterrotti, con le stesse squadre di operai ed elettricisti, che lo avevano realizzato due anni e mezzo fa.

«Abbiamo vinto sull´incendio. Sono davvero contento di aprire in tempo record - racconta Massimo Innocenti, proprietario del Necci insieme al socio chef Benjamin Hirst - questi 14 giorni di ristrutturazione forzata ci hanno fatto capire quanto era importante per noi questo locale e che dovevamo riaprire subito.

La solidarietà del quartiere poi è stata meravigliosa. Tanti clienti abituali venivano lo stesso in questi giorni a fare colazione, con il caffè portato da casa, e si sedevano in giardino a chiacchierare mentre noi lavoravamo». E il locale sarà anche più carino di prima: resta la foto di Pier Paolo Pasolini, la cornice è stata restaurata, le targhe hanno resistito al fuoco e le stampe-collage sono state rifatte uguali. 

Cambia solo la carta da parati. «Identica non l´abbiamo trovata», conclude Innocenti, sempre floreale, in una sala verde e nell´altra arancio. L´orario sarà lo stesso, dalle 8 del mattino fino alle 2 di notte. Sulle cause dell´incendio le indagini della polizia continuano ma non ci hanno ancora fatto sapere nulla». 

 

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Roma, a fuoco il bar Necci. Pasolini lo filmò in Accattone. Dato alle fiamme la notte tra il 30 e il 31 marzo scorso, è stato restaurato a tempo di record: il 14 aprile 2009 l'inaugurazione

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