Notizie

"Pagine corsare"
Notizie

I blog hanno ricordato Pier Paolo Pasolini

E’ passato da pochi giorni il trentatreesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini: il web ricorda questo straordinario intellettuale e riconosce oggi più che mai l’attualità del suo pensiero.

Nella notte fra il primo e il due novembre 1975 Pier Paolo Pasolini veniva assassinato sul lungomare di Ostia, con una dinamica e dei colpevoli che nemmeno ora, a trentatré anni di distanza, sono stati perfettamente messi in luce. Non c’è alcun dubbio invece su quanto ancora oggi sia vivo il ricordo di quest’uomo, intellettuale a tutto tondo (scrittore, poeta, regista…) e soprattutto osservatore della realtà da un punto di vista unico, sempre in anticipo sui tempi e sulla realtà che lo circondava.

Per raccontare ciò che successe inezie essenziali fa la precisa scelta di lasciare spazio alle parole quasi cronachistiche di chi, il giorno dopo il delitto, trovò il corpo dello scrittore:

Il morto l’ho scoperto io. Siamo venuti qui domenica mattina alle sei e mezzo con la nostra Citroën. [...] Quando siamo arrivati ho notato qualcosa davanti alla nostra casa. Ho pensato che fosse immondizia e ho detto a mio figlio Giancarlo:” Ma tu vedi ’sti fiji de ‘na mignotta che ce vengono a buttà davanti a ccasa la monnezza.” Mi sono avvicinata per vedere come si poteva ripulire la zona e ho scoperto che si trattava del corpo di un uomo. Aveva la testa fracassata. I capelli impastati di sangue. Stava a faccia in giù, con le mani sotto.
Ciò che successe subito dopo, e poi ancora, trent’anni dopo il fatto, tenta di riassumerlo inlungoeinlargo:
All’una e trenta di quella notte fu fermato il diciassettenne Giuseppe “Pino” Pelosi, che guidava a velocità elevata in controsenso, contestandogli poi il furto dell’auto cui era alla guida, un’Alfa 2000 risultata dello scrittore. Portato in caserma, venne poi identificato come l’esecutore di un delitto archiviato con una certa fretta come “omicidio omosessuale” [...] Nel 2005 lo scoop: Pino Pelosi, noto come “la rana”, cambia versione. “Non sono stato io l’assassino”, dice [...] e accusa tre sconosciuti, tre giovani che parlavano “con un accento del Sud”. Furono quei tre, la notte del 2 novembre del 1975, a pestare a sangue, in un piazzale sterrato dell’Idroscalo di Roma, lo scrittore, il regista, il poeta, il più coraggioso e anticonformista degli intellettuali italiani. Descrive un vero e proprio agguato che aveva come obiettivo Pier Paolo Pasolini in quanto intellettuale, in quanto “sporco comunista”.
Indissolubilmente legato a questa ricerca di verità è il ricordo per l’intellettuale e per l’uomo Pasolini, spesso suggellato con sue parole, come fa universofrattale:
Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato (Processo anche a Donat Cattin)

33 anni fa se ne andava uno dei più grandi poeti, scrittori e registi del ‘900, 
dall'animo sensibile come pochi…

o anche Graziano Origa, che cita una frase risultata tristemente profetica:
«Finché io non sarò morto, nessuno potrà garantire di conoscermi veramente, cioè di poter dare un senso alla mia azione… È dunque assolutamente necessario morire perché, finché siamo vivi, manchiamo di senso e il linguaggio della nostra vita è intraducibile: un caos di possibilità, una ricerca di relazioni e di significati senza soluzione di continuità. La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita»
o ancora si affida alla descrizione di qualcuno di caro, come Michele Labriola di animealladeriva, che cita la Lettera a Pasolini di Oriana Fallaci:
[...] La malinconia te la portavi addosso come un profumo e la tragedia era l’unica situazione umana che tu capissi veramente. Se una persona non era infelice, non ti interessava. Ricordo con quale affetto, un giorno, ti chinasti su me e mi stringesti un polso e mormorasti: «Anche tu, quanto a disperazione, non scherzi!»
Soprattutto, ciò che ancora oggi è in grado di stupire è quanto Pasolini fosse in grado di vedere con occhio critico i suoi tempi e di fare su di essi riflessioni che sono valide oggi più che mai. Ad esempio ciò che Pasolini pensava dei mass media, come dice Carlo Lock:
La sconvenienza di alcuni suoi argomenti forse oggi potrebbe essere di contributo al “popolo” per aiutarlo a riprendersi il proprio cervello, abbandonato in un Olimpo di insulsaggine. [...] Il punto è: i mezzi di comunicazione di massa che criticava Pasolini tanto tenacemente non erano che l’inizio del delirio a briglia sciolta, 
dell'omologazione a cui siamo costretti e destinati. Ciò che suonava quasi inverosimile ai suoi tempi, ha un valore profetico oggi. Vedo una feroce incompatibilità tra tutto ciò che viene detto oggi in tv e Pier Paolo Pasolini... una incompatibilità che è insieme continuità storica: la merda di Salò o le 120 giornate di Sodoma la mangiamo tutti i giorni e ci piace molto.
Riferendosi alle interviste rilasciate da Pier Paolo Pasolini che, in occasione di questo anniversario, vengono riportate alla ribalta anche da Mockumentary:
Pier Paolo Pasolini moriva il 2 novembre del 1975, lo vogliamo ricordare con due stralci, un’intervista e un brano da lui scritto. Con una sensibilità che solo è propria dei grandi artisti, Pasolini presagiva come la televisione e i mass media si trasformeranno in un sistema fortemente antidemocratico.
Anche l’impegno dei giovani, degli studenti, in campo politico e culturale, era uno degli argomenti su cui Pasolini rifletteva di più, e che oggi torna prepotentemente alla ribalta con le proteste contro le nuove leggi sulla scuola e sull’università. Così decidiamoinsieme:
... il vero bersaglio della mia collera non sono tanto i giovani, che ho voluto provocare per suscitare con essi un dibattito franco e fraterno; l’oggetto del mio disprezzo sono quegli adulti, quei miei coetanei, che si ricreano una specie di verginità adulando i ragazzi...
Pasolini se ne è andato nella notte tra il primo e il due novembre del ‘75 [...] La domanda, un po’ ovvia, era ‘chi sa cosa penserebbe Pasolini di questo movimento’, a cui ora si aggiunge ‘e degli adulti di oggi’. Chi sa cosa direbbe ora al non più giovane Veltroni, ai dirigenti del Pd, ai sindacalisti, ai genitori scesi in piazza con i loro figli.
Ancora: la società di oggi che sta cambiando, che si sta facendo sempre più cosmopolita e multietnica, che porta con sé nuovi problemi ma anche nuove opportunità: tutto ciò Pasolini 
l'aveva già visto, e l’aveva già raffigurato nelle sue immagini, scritte o cinematografiche, di Roma e delle sue borgate, come annota Comunità Provvisoria riprendendo uno scritto di Valerio Magrelli:
La straordinaria sensibilità di Pier Paolo Pasolini per i paesaggi geografici e antropologici trova nella Capitale il punto mediano fra i due estremi della sua parabola espressiva. La borgata è uno spazio incerto e mutante, sul punto di trasformarsi in realtà leggendaria e remota. E un gruppo di baracche sull’ Aniene, diventa «la piccola Shangai». Roma, crocevia irrisolto tra il presente e il sogno. [...] Ebbene, l’ amore di Pasolini per Roma dev’ essere appunto insertito 
all'interno di questa fortissima polarità fra localismo e cosmopolitismo, ripiegamento contadino e curiosità etnografica. La straordinaria sensibilità di questo autore per i paesaggi geografici e antropologici trova così nella capitale il punto mediano fra i due estremi della sua parabola espressiva. [...] L’ obiettivo: ridare voce agli oppressi, ai senza parola, agli esclusi.
E poi la politica, per cui Laura Montanari decide di riflettere su una delle più famose frasi di Pier Paolo Paolini, quella degli Scritti corsari del novembre 1974:
Successe una notte del 2 novembre 1975 e ancora, ogni tanto, nella lettura di quello che capita intorno avvertiamo quel buio.
“Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato 'golpe'. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. […] Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere”
E ancora, il tema dell’omosessualità dello scrittore, una condizione sicuramente sofferta al causa del clima culturale del nostro paese, ma mai nascosta, anzi esplorata nel profondo, per teorizzarla, magari con dolore e fatica, ma sempre con l’onestà e la chiarezza che gli erano proprie. Eleonora Ghitto di Pensare Sognare Comunicare confronta le parole di Pasolini con quanto accade nel nostro paese proprio in questi giorni:
Oggi, 2 novembre 2008, ricordare Pasolini non è semplicemente rendere omaggio a un grande uomo. Non è necessario richiamare alla memoria il fatto di cronaca che ha segnato una pagina nera della nostra storia. Di questo si è già tanto parlato. Ciò che il ricordo di Pasolini richiama alla mente, in questo giorno, alla luce di quanto succede in Italia è il tema della “diversità”. Pasolini era omosessuale. Questo non era un mistero per nessuno, anche perché egli stesso ha tanto “teorizzato” la sua “diversità”, scrivendone e sviscerandone gli aspetti. Per questo è stato ucciso. La “diversità” spaventa. Ieri come oggi. Le pagine di cronaca ci offrono continuamente l’immagine di un’Italia che, a distanza di più di trent’anni, ancora vede il diverso come nemico da combattere. La Chiesa nega il sacerdozio ai gay, Paola Binetti associa l’omosessualità alla pedofilia, nelle città si è aperta la caccia ai gay. Arretratezza culturale, involuzione. L’omosessualità è ancora una colpa per i benpensanti medio piccolo borghesi. Della diversità Pasolini, nel 1974, su “Il Mondo” scriveva: “Si tratta, tutto sommato, di una delle tante forme di liberazione la cui analisi e la cui accettazione forma in genere 
l'orgoglio di un intellettuale moderno “. Forse per questo egli è diventato l’icona stessa della diversità.
Georgiamada informa su altri blog che ricordano Pasolini: nei commenti al suo blog, un ricordo di Giorgio Di Costanzo:
Come oggi, era domenica, quel 2 novembre 1975, ero con Mamma e Papà, ora di pranzo: alla radio sentii una dichiarazione di Cesare Zavattini, credevo fosse lui... 
Era una giornata di sole come oggi, ma pià fredda. Avevo 18 anni, leggevo Proust, seguivo (e ritagliavo) gli articoli di Pasolini sul "Corriere" e sul "Mondo"... Ricordo il primo telegiornale disponibile, alle 20,30 sul primo canale, le parole imbarazzate di Moravia: "sono turbato..." e l'indomani comprai "L'Unità", "Paese Sera", "Corriere della Sera", "Il Messaggero" e "Il Giorno". Di sera tornai a casa con la sensazione che era accaduto qualcosa di... irreparabile. 
Avevo votato il 15 giugno per la prima volta (e per la prima volta votavano i diciottenni) P.C.I. e la dichiarazione di voto di Pasolini per il P.C.I. 
Avevo già letto, da pochissimo però, "Poveri e semplici" e "Il mare non bagna Napoli" di Anna Maria Ortese, nella B.U.R. Iniziavo a raccogliere i primi ritagli anche su Anna, le pochissime recensioni del "Porto di Toledo" e ancora non avevo "scoperto" Dario Bellezza. 
Quella sera domenicale il bus non scendeva alla spiaggia, vi era stato uno smottamento per la via e girava nella piazza del paese. Ricordo tutto nitidamente... 
Dopo qualche giorno, il 5, il mio primo viaggio in treno, per i funerali. Elsa Morante gridava "Viva la Poesia!"...
E ancora Giorgio, nel blog in sonno e in veglia dedicato ad Anna Maria Ortese, ricorda il poeta con poesie e con uno scritto della Ortese:
"[...] Una notte, verso le tre - era autunno e piovigginava -, scorsi su questa terrazza camminare davanti a me, col suo lanternino, una lucciola; e siccome non ne vedevo più da decenni, e poi era autunno, credetti riconoscere in essa - mi si perdoni la commossa espressione - quanto era eterno di un buon amico, mai incontrato nella realtà, morto tempo prima, assai oscuramente a Roma. Egli, per me, per "Toledo", aveva avuto parole di lode, presto contraddette o smentite da altri. Mi parve di sentir cantare..." 


 

.


INVITO ALLA LETTURA
BRANI DI PIER PAOLO PASOLINI


TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
A "PAGINE CORSARE"
DA OTTOBRE 1998
























 


I blog hanno ricordato Pier Paolo Pasolini

Vai alla pagina principale