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Notizie Non c'è pace per Pasolini a Casarsa Ora Il Centro Studi Pasolini è dotato di una sede di prìm’ordine con spazi espositivi e per incontri pubblici. Può essere stata un’occasione per i politici locali, impegnati a cercare visibilità, per farsi un po’ di pubblicità; c’è stato un modesto rinfresco e non, come vuoi far credere l’estensore del servizio pubblicato nel quotidiano più letto d’italia, un banchetto luculliano. Le stanze erano vuote e spoglie di quadri, mobili e materiale documentario solo perché, fino a poche ore prima, erano ancora fresche di intonaco e di vernice per i lavori in corso. Il servizio reso da alcuni quotidiani nazionali, oltre che impreciso, non è stato edificante: è forse servito in pari misura ai giornalisti, per darsi un po’ di notorietà e per creare, con il loro servizio, un po’ di scandalo nell’opinione pubblica. Per chi conosce i fatti ha fatto più scandalo il servizio che la improvvida inaugurazione. Nota: purtroppo spesso, anche per ragioni editoriali, legate alle vendite, si usano questi mezzi che fanno conoscere una realtà solo nel peggiore dei modi, dai lati negativi e non oggettivi. Dubito anche che il corrispondente sia stato presente all’evento e non voglio spendere una parola in più sul fatto. Sarebbe pertanto riduttivo e fuorviante, da parte di ognuno di noi, concentrare l’attenzione sulle indiscrete cronachette delle inaugurazioni dell’Archivio Centro Studi Pier Paolo Pasolini e Un amore difficile E questo Pasolini rompeva la quiete di una consuetudine secolare, talora bigotta, di quella gente che tuttavia lui amava, animato dal desiderio di offrire loro delle opportunità di confronto e anche di applicare nella realtà quei principi cristiani che caratterizzano la civiltà contadina. Se esia duta sta puiltica ch ‘a fan i predis cuntra di nualtris puares? A saressin Iour cha varessin da velli nustri stes penseir; a ni par che i nustri sintimins a sedin abbastanza cristians! Sers democristians a si fan di maraveja se i comunisc avan a messa quant che i comunisc a podaressin fassi a mondi di pìI maraveja par jodj chei democristian ch’a van a messa cu l’anima nera coma il ciarbon.(traduzione: L’anima nera: Cos’è tutta questa politica che fanno i preti contro di noi povera gente? Dovrebbero esser loro ad avere il nostro stesso pensiero; ci sembra che i nostri sentimenti siano abbastanza cristiani! Certi democristiani si meravigliano se i comunisti vanno a messa quando i comunisti potrebbero meravigliarsi di più a vedere quei democristiani che vanno a messa con l’anima nera come il carbone). Per contrasto “quel Pasolini” veniva rifiutato, criticato ed infine isolato. Non si capisce del tutto, ancora oggi, quel rapporto di amore-odio che Pasolini ha nutrito per Casarsa, ma neanche quel sentimento di ostilità che avevano i casarsesi ed il Friuli nei suoi confronti. Pasolini scappò da Casarsa con la madre come un “ladro” (sue parole) e non vi fece più ritorno: fu, il suo, un ritorno definitivo ma da morto! Pasolini infatti non tornerà più a Casarsa, salvo sporadicamente, né cercherà di incontrare qui a Casarsa amici e allievi: “Ormai essere lontani, Friuli, vale essere sconosciuti.E Casarsa dimenticherà il Pasolini romano; mai un cenno su di lui, mai un invito per lui. Pasolini morì tragicamente a Ostia nella notte del 2 novembre 1975. Il suo corpo venne portato a Casarsa il 6 novembre e la comunità accogliendone le spoglie sembrava volersi rappacificare con lui, con Pasolini. La sua morte e il suo ritorno che dovevano essere una conciliazione ancora oggi sembrano non dare pace e compassione a Pier Paolo. Storia dell’Archivio Centro Studi Pier Paolo Pasolini Ma rimase lettera morta, salvo qualche sporadica iniziativa culturale del comune assieme alla provincia di Pordenone, fino alla fine degli anni Ottanta. Aglì inizi del 1990 con atto di Giunta Comunale n.457, mi fu affidato l’incarico di responsabile per l’avvio dell’Archivio Pasolini che doveva esser un centro di documentazione, di raccolta e di divulgazione sulle opere dell’artista scomparso. Vi lavorai molto e la prima cosa che si fece fu quella di radunare, dopo tanto tempo e forse per la prima volta, tutti gli amici, cofondatori dell’Academiuta di Lenga Furlana e allievi di Pasolini, chiedendo loro la collaborazione. E così fu: vennero Cesare Bortotto, Ovidio Colussi, Tonuti Spagnol, Bruno Bruni, Nico Naldini, Girardo Fedele e poi Guglìelmo Susanna, Dino Peresson, Dante SpagnoI. Tra le prime acquisizioni di documenti si diede priorità ai manifesti murali di Pasolini, diverse videocassette dei suoi film e libri. Si arrivò così al 21 novembre 1992, quando fu inaugurato ufficialmente questo primo nucleo denominato “Archivio Pasolini”, concentrato in una stanza a piano terra dell’ex canonica di via Xl febbraio, ora sede della Biblioteca comunale. E vennero per l’inaugurazione nientemeno che Laura Betti ed Enzo Siciliano, il quale presentò, in anteprima, libro di Pasolini Petrolio. Di questa prima ed importante inaugurazione, inspiegabilmente, non c’è traccia nel sito internet su Pasolini, quasi a negarne l’esistenza: di chi questa omissione? e perchè?? Furono promosse da allora le prime iniziative finalizzate e compatibili con il progetto di un Archivio. Avviare un Centro Studi su Pasolini, data la poliedrica ed inesauribile produzione dell’artista, voleva dire assumersi la responsabilità di essere un punto di riferimento sia per la documentazione del poeta che farsi promotori di iniziative che lo rapportassero all’universo socio-culturale odierno, cioè promuovendone l’attualità. Intanto la Provincia, nel 1993, aveva acquistato, dagli eredi Nico Naldini e Graziella Chiarcossi, la casa materna di Pasolini, sita in via Guidalberto Pasolini n.4-6, per farne la nuova sede Un’altra inaugurazione, per festeggiare l’apertura della nuova sede, è stata quella del 13 aprile 1995, anch’essa contestata perché effettuata poco prima delle elezioni ed in questa occasione, per evitare malumori, non fu data la parola al sindaco di Casarsa. Sarà la volta poi della nuova amministrazione provinciale che con il nuovo Sindaco procederanno ad un’altra semi-inaugurazione che, certamente, voleva rimarcare l’impegno dei nuovi amministratori. Un personaggio quasi sempre presente era Nico Naldini, lo scrittore cugino di Pasolini, che, alienati alcuni beni di Pasolini e pubblicati dei nuovi libri su Pier Paolo, organizzava e partecipava ad incontri, conferenze e tavole rotonde, presso i referenti aveva autorevolezza. Viene istituito il “Premio tesi di laurea su Pasolini, legato al periodo friulano” (1996), con la finalità di incentivare i laureandi a recarsi in Friuli e in particolare a Casarsa per i loro studi. Il Teatro Pasolini Il Centro Studi Pasolini oggi L’Archivio Centro Studi Pasolini finalmente diventa un’Associazione gestita dapprima dalla Provincia di Pordenone e dal Comune di Casarsa della Deliza; successivamente anche dalla Società Filologica Friulana, dalla Regione, dall’Università degli Studi di Udine e da Cinemazero con tanto di Consiglio di Amministrazione, Comitato Scientifico (cariche oculatamente distribuite) e direttore artistico nella persona del poeta Gianmario Villalta: è il 26 giugno 2006. Assume la denominazione di Centro Studi Pier Paolo Pasolini. Oggi finalmente possiamo dire che il Centro è dotato di una decorosa sede e di un bel gruppetto dì addetti che dovrebbe garantire un ottimo programma di ricerca e di sensibilizzazione sulle tematiche pasoliniane. Purtroppo ancora tutto ciò non basta. Risultati insufficienti Dovrei aggiungere a proposito delle pubblicazioni (dal momento che ero io in quegli anni il responsabile dell’Archivio-Centro Studi) che avevamo dato vita ad una collana editoriale denominata “Quaderni dell’Archivio Pasolini”. Forse l’ingresso di un apparato burocratico innestato in un apparato politico-amministrativo può essere stato la causa della delusione di molti e del rallentamento delle attività. Ci sono stati casi di evidente ed esasperato monopolio anche prima dell’attuale gestione: un politico locale, ad esempio, per quasi due mandati (8 anni) gestiva l’archivio in modo molto, forse troppo personale. La moda ormai diffusa da tempo tra i politici è di condire nelle più svariate occasioni, citazioni di Pasolini, talora banalizzandolo. A Casarsa, a Pordenone, a Udine ormai la parola d’ordine, in ogni discorso era: “Pasolini diceva", “Come ci ricorda Pasolini…”. E per tutti ormai il Friuli diventava quello dì Pasolini, il Friuli era Pasolini, dimenticando che il Friuli non era affatto Pasolini e Pasolini non incarnava il Friuli. Il Centro Studi, affidato ad esperti in questi due anni, resta in stallo senza idee, senza programmi ma comunque è ambito da tutti come trampolino prestigioso: così si spiega anche la partecipazione degli altri Enti, oltre alla Provincia e al Comune. Purtroppo spesso non c’è stata la preparazione culturale ma soprattutto metodologica-gestionale necessaria per l’arduo compito. La ricerca si è indirizzata e concentrata nel tentativo di affiancare al Centro Studi, in perfetta lottizzazione, grandi nomi della cultura, peraltro quasi sempre assenti e lasciando così libertà di incontrollata gestione a poche persone. Si è perso di vista così la vera ricerca che è quella di studio, di raccolta e di insegnamento: il risultato che ne deriva è quello di uno svilimento culturale. Prova della “assenza” del Centro Studi Pasolini è data dalla mancata partecipazione alle iniziative locali come la Pedalata sui luoghi pasoliniani che ogni anno affronta una tematica diversa anche con allievi e amici di Pasolini, organizzata da associazioni culturali; ultimamente ha negato la propria partecipazione anche a manifestazioni, in Friuli, di carattere letterario nazionale. Il Centro non è ancora aperto al pubblico, con un orario fisso e continuativo, per un servizio di consultazione, di studio e di ricerca: c’è solo quel materiale documentario di anni fa, disposto nelle ampie sale dell’edificio ma ha un sito internet (che è ben poca cosa) ed ha acquisto due donazioni non pasoliniane (fondo Ciceri e fondo Castellani). Ha instaurato rapporti di collaborazioni con il Centro Studi Pasolini di Bologna (cui Laura Betti, preferendo Bologna a Casarsa, ha donato tutto il suo materiale del Fondo Pasolini di Roma) e ha contatti con l’on. Gianni Borgna a Roma. Un altro risultato negativo è quello che il Premio tesi di laurea sul Pasolini “friulano” trasformato in “nazionale” ha perso la sua specificità (che era quella della valorizzazione dei nostri luoghi friulani) ed è stato trasferito a Bologna che lo reclama a buon diritto: Bologna è infatti città universitaria, ben organizzata, oltre che luogo natale del poeta! Sono in corso trattative affinchè il premio torni a Casarsa. L’impressione è che il Centro Studi Pasolini di Casarsa non faccia opera di sensibilizzazione e divulgazione sull’opera dello scrittore come veramente dovrebbe. Perde, nel contempo, anche quello che doveva essere tra i suoi primari compiti e cioè il dialogo con la gente comune, con la nostra comunità e la riconciliazione di Pasolini con la terra in cui è nata la sua vocazione poetica. Pensare anche ad altri luoghi Con l’istituzione di un Consiglio di Amministrazione e di un Comitato scientifico ci si augurava che questi progetti fossero realizzati per segnalare la peculiarità di Casarsa. Separati al cimitero Se Pier Paolo Pasolini avesse tollerato l’idea di un Centro-studi in suo onore a Casarsa, credo avrebbe dato la sua approvazione per un progetto aperto a tutti, non solo agli “intellettuali”, e si sarebbe opposto al tentativo di seppellirlo, come si fa oggi, in una gabbia blindata riservata a pochi eletti. Basta allora con le inaugurazioni dei “contenitori” e da ora in avanti presentiamo i “contenuti”! Ancora non c’è pace per Pasolini ma non disperiamo per il futuro, attendiamo.
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