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Giuseppe Bertolucci a Parma
per la prima visione de "La rabbia"

Giuseppe BertolucciLo scorso 14 dicembre, al Cinema Edison d'essai, Giuseppe Bertolucci ha presentato, in prima visione a Parma, La rabbia di Pasolini, un film che ricostruisce la versione originale dell'opera pasoliniana che nel 1963 confluì ne La rabbia

L'incontro è organizzato da Solares Fondazione delle Arti. La rabbia di Pasolini è, come dichiara il suo sottotitolo, una "ipotesi di ricostruzione", ed è allo stesso tempo il ritorno inaudito di una voce poetica e di una forza visionaria. 

Prodotto dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Istituto Luce e Minerva RaroVideo al termine di un lungo lavoro di ricerca e indagine filologica, realizzato da Giuseppe Bertolucci nel solco di una "pista" aperta da Tatti Sanguineti, La rabbia di Pasolini è stato presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia come evento fuori concorso.

È una lunga fedeltà quella che lega Giuseppe Bertolucci a Pasolini, una fedeltà che negli ultimi anni ha prodotto frutti sia nel cinema, con Pasolini prossimo nostro, documentario sull'ultimo film di Pasolini, Salò o le 120 giornate di Sodoma, sia nel teatro, con la regia di 'na specie de cadavere lunghissimo, interpretato da Fabrizio Gifuni, coproduzione parmigiana di Teatro delle Briciole e Solares prima della fusione tra le due realtà. 

L'ipotesi di ricostruzione "restituisce" a Pasolini l'integrità della sua opera, con 16 minuti in più mai visti finora e una ricca appendice di approfondimento. La storia comincia nel 1963. Pasolini, su commissione del produttore Gastone Ferranti, si mette all'opera intorno a un film che si chiamerà La rabbia. Lavora sui cinegiornali, decide di usare queste tracce visive di cronaca e storia recente, di sottometterle a un testo lirico che vibra di indignazione civile (voci recitanti quelle di Giorgio Bassani e di Renato Guttuso). 

Ma il produttore decide di trasformare il film in un'opera a quattro mani, affidandone una parte a Giovannino Guareschi, secondo lo schema del "visto da sinistra visto da destra". Pasolini a malincuore rinuncia alla prima parte del suo film. Da qui il solco che si apre tra il testo poetico, più lungo e diversamente strutturato, e il film com'è stato finora conosciuto. 

"Ancora una volta - dice Bertolucci - anche a distanza di trenta o quarant'anni, Pasolini ci sorprende con una delle sue più spericolate performance metalinguistiche. L'idea di rivisitare il 'genere' cinegiornale - il più basso, il più esposto alle peggiori derive qualunquistiche - di sporcarsi le mani in quel letamaio per estrarne le pietre preziose di alcune straordinarie immagini, di cambiarlo di segno inventandosi un irripetibile prototipo di poema dell'attualità - solo Pasolini poteva arrivare a tanto e solo quei meravigliosi anni Sessanta potevano consentigli l'impresa. Per questo ci sembrava assolutamente necessario provare a restituire al progetto pasoliniano la sua fisionomia originaria: sottraendolo alla problematica coabitazione con l'episodio di Guareschi e ricostruendo la parte iniziale alla quale Pasolini aveva dovuto rinunciare (...). Quei sedici minuti si aprono con i funerali di De Gasperi e si chiudono con l'inizio delle trasmissioni televisive: due segni emblematici, dei quali Pasolini riesce a leggere tutta la valenza epocale e tutta la terrificante potenzialità."

 

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INVITO ALLA LETTURA
BRANI DI PIER PAOLO PASOLINI


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Giuseppe Bertolucci a Parma per la prima visione de "La rabbia"

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