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Dossier Pier Paolo Pasolini.
Domenica 3 luglio 2005, ore 11,15 - Cinema Lumière 2
IL CINEMA RITROVATO 2006 - XX Edizione - Cineteca del Comune di Bologna
A Cura di Roberto Chiesi e Loris Lepri, Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini
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Il corpo perduto di Alibech
Progetto, ricerche e testo: Roberto Chiesi. Riprese filmate: Loris Lepri. Interviste e montaggio: Roberto Chiesi e Loris Lepri. Collaborazione tecnica: Luigi Virgolin. Interventi: Beatrice Banfi, Laura Betti, Sergio Citti, Ninetto Davoli, Mario Di Biase, Nico Naldini, Enzo Ocone, Mario Tursi, Giuseppe Zigaina.

Ricostruzione del decimo episodio perduto de Il Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini, attraverso numerose fotografie inedite del film; interventi originali di Beatrice Banfi, Laura Betti, Sergio Citti, Ninetto Davoli, Mario Di Biase, Nico Naldini, Enzo Ocone, Mario Tursi e Giuseppe Zigaina; interviste audio e filmate a Pier Paolo Pasolini del 1970 e rare sequenze girate sul set di Alibech.

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Se osserviamo attentamente i particolari dei manifesti e delle fotobuste che, nel 1971, accompagnarono l’uscita nei cinema italiani de Il Decameron di Pier Paolo Pasolini, scopriamo un disegno che non si riferisce a nessuna immagine del film e una fotografia che non rimanda ad alcun fotogramma.

Sono immagini di un episodio che non esiste più: Alibech.

Ispirato alla decima novella della terza giornata del capolavoro di Boccaccio, l’episodio avrebbe dovuto essere il sesto del film, il primo del secondo tempo. Pasolini scrisse che “nessuno sarebbe mai in grado di riassumere queste pagine, la cui grazia è sublime”.

In seguito, annotò ancora: “Prima di missare il film, l’ho naturalmente visto per intero (in condizioni audiovisive penose, s’intende), e ho già operato una piccola rivoluzione: ho trasformato il primo tempo in secondo tempo, e il secondo in primo. Un racconto (Alibech) che era il penultimo del primo tempo, è stato trasportato e ne è divenuto il primo: sicché ora è il primo racconto del secondo tempo. (...) Ma soltanto domani giudicherò se tale nuova sistemazione potrà essere definitiva”.

Poco prima che venisse stampata l’edizione definitiva del Decameron, Alibech venne tagliato e scomparve dal corpo del film, che fu presentato al Festival di Berlino il 29 giugno 1971.

Il racconto era una sorta di variazione irriverente delle leggende di tentazioni delle Vite dei Santi Padri: Alibech, una fanciulla di quattordici anni, abbandona la ricca dimora paterna a Capsa (in realtà, Sana’a) perché attratta dalla fede cristiana e dal desiderio di servire Dio. Arriva nel deserto di Tebaida, dove pregano e si macerano alcuni eremiti, e viene accolta nella cella di un giovane “santo uomo”, Rustico. L’uomo la fa entrare per mettere alla prova la propria resistenza alle tentazioni, ma, col sopraggiungere della notte, cede alla “resurrezione della carne”. Racconta ad Alibech che bisognava rendere un servizio a Dio, ossia “mettere il diavolo in inferno, nel quale Dio lo aveva dannato”. Il diavolo è nel corpo di Rustico e l’inferno in quello di Alibech. Così la ragazza scopre il piacere di servire il Signore per ripetute e ripetute volte.

Pochi giorni dopo, Alibech viene ritrovata da un giovane, Neerbale, che la sposa ereditando con lei le immense ricchezze del padre, morto in un incidente. Alla vigilia della prima notte di nozze, la ragazza è triste perché non può più servire Dio, ma le donne della corte, ridendo, la rassicurano che ora potrà mettere il diavolo nell’inferno ancora più spesso di prima.

Pasolini introdusse alcune invenzioni sottili ma significative rispetto alla novella, assegnando un’aura magica al paesaggio del deserto (in realtà, il Vesuvio) e accentuando la “trasgressione” della ragazza rispetto alla sua cultura d’origine. L’Alibech di Pasolini sarebbe stata una storia dominata dalla “violenza” liberatoria dell’erotismo e della carne come forze irresistibili e oscure, non senza un dissacrante umorismo.

Alcuni documenti e testimonianze indicano che la qualità dell’episodio lasciò soddisfatto l’autore (che invece aveva scartato l’undicesimo episodio, Girolamo e Salvestra, perché non lo giudicava riuscito).

Le ragioni della soppressione di Alibech sono forse da ricercare nell’eccessiva lunghezza complessiva del film, che avrebbe indotto la produzione a chiedergli di tagliare il sublime, funereo episodio Lisabetta. Pasolini avrebbe rifiutato, scegliendo invece di sacrificare Alibech.

Ma forse influì nella decisione dell’autore anche l’eterogenea ambientazione dell’episodio, che lo avrebbe reso un corpo isolato all’interno dell’opera. Infatti Alibech è l’unica storia che si svolge fuori dall’Italia, in una “città di sogno”, Sana’a, la capitale dello Yemen del nord, “trasformata” dalla finzione del racconto, nella Capsa in Barberia, ovvero nell’odierna Gafsa in Tunisia.

La lavorazione di Alibech ebbe luogo alla fine delle riprese del Decameron, nell’ottobre del 1970. Il giorno dopo averlo terminato, il 18 ottobre 1970, Pasolini decise di filmare le forme della città di Sana’a e da quelle immagini nacque il cortometraggio Le mura di Sana’a, terminato nel 1974. A Sana’a, Pasolini sarebbe ritornato nel 1973 per girarvi numerose sequenze de Il Fiore delle Mille e una notte. Alibech sarebbe stato, quindi, il preludio figurativo di quel film favoloso e onirico.

Il Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna ha realizzato un dossier dedicato all’episodio, "Il corpo perduto di Alibech", identificando numerose fotografie inedite dell’episodio, e montandole secondo un ordine che può suggerire, almeno in parte, quale dovesse essere l’ordito figurativo ed estetico di Alibech.

Fondamentale è stato l’apporto della documentazione fotografica fornita da Mario Tursi e del copione originale del Decameron, donato da Beatrice Banfi al Centro Studi Pasolini, che ha consentito di scoprire le modifiche apportate da Pasolini alla sceneggiatura, durante le riprese dell’episodio.

A questa documentazione, si aggiungono un’intervista audio inedita a Laura Betti, musa e icona pasoliniana, e le interviste filmate e originali ad alcuni collaboratori e amici di Pasolini: Beatrice Banfi, segretaria di edizione dei suoi film, da Porcile a Salò; Sergio Citti, consulente insostituibile e aiuto-regista del Decameron; Ninetto Davoli, attore-simbolo del cinema pasoliniano; Mario Di Biase, direttore di produzione del Decameron e del Fiore delle Mille e una notte; Nico Naldini, cugino, biografo e, a suo tempo, addetto-stampa degli ultimi film pasoliniani; Enzo Ocone, responsabile dell’edizione dal Decameron a Salò; Mario Tursi, grande fotografo di scena di Medea e Decameron; Giuseppe Zigaina, famoso pittore e profondo amico del poeta-regista, nonché interprete del Decameron.

"Il corpo perduto di Alibech" comprende anche una rara intervista filmata a Pasolini nell’ottobre 1970, al termine delle riprese di Alibech, e alcune preziose riprese effettuate a Sana’a sul set dell’episodio da Mario Livadiotti.

 

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