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Incontro con Cecilia Mangini
Un capitolo poco conosciuto dell’attività cinematografica di Pasolini fu la sua collaborazione con la studiosa di cinema, sceneggiatrice e regista di documentari Cecilia Mangini che condusse alla realizzazione di tre originali e intensi cortometraggi, scritti dal poeta-regista.
Mercoledì 24 maggio, alle ore 20,15, al cinema Lumière 2 – Officinema (via Azzo Gardino 65), nell’ambito di un incontro organizzato dall’Associazione “Fondo Pier Paolo Pasolini” – Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, Cecilia Mangini presenterà le edizioni recentemente restaurate dei tre film Ignoti alla città (1958, 13’), Stendalì (1960, 11’) e La canta delle marane (1962, 10’) e racconterà il suo incontro con Pasolini, evocandone la personalità e descrivendo le forme della collaborazione avviata con lo scrittore in quel periodo.
Ignoti alla città e La canta delle marane sono legati alla narrativa pasoliniana della seconda metà degli anni Cinquanta (Ragazzi di vita, 1955 e Una vita violenta, 1959).
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Ignoti alla città evoca le esistenze nelle “zone sconfinate dove credi finisca la città, che ricomincia, invece, ricomincia nemica per migliaia di volte, in polverosi labirinti, in fronti di case che coprono interi orizzonti” (dal commento di Pasolini). Protagonisti sono i ragazzi di vita, “la loro pietà è nell’essere spietati, la loro innocenza è nei loro vizi, la loro forza nella leggerezza, la loro speranza nel non avere speranza”. |
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Stendalì "riprende un lamento funebre contadino nella zona di Martano, vicino a Galatina. Analogamente a quanto aveva fatto per Il Mago (cortometraggio di Mario Gallo, 1958), anche qui Pasolini organizza un centone: questa volta di canti funebri greco-salentini (non tutti lamenti di una madre per un figlio, ma anche di una figlia per la madre, di una moglie per il marito...)” (P.P. Pasolini, Per il cinema, a c. di Walter Siti e Franco Zabagli, Meridiani Mondadori, 2001). |
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Il testo de La canta delle marane è scritto nello stesso linguaggio dei romanzi romani pasoliniani e evoca le imprese di una banda di giovani delinquenti, tra pestaggi, furti e aggressioni: “Facevamo tutto quello che nun dovevamo fa’. Ciavevamo proprio la passione de fa’ disperà er mondo”. |
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Nata a Mola (Bari), Cecilia Mangini ha collaborato, come studiosa di cinema, a riviste quali “Cinema nuovo”, “Eco del cinema”, “Cinemasessanta”, “Il Punto” e “Rotosei”. Ha fondato il cineclub “Controcampo” a Firenze, svolgendo un’intensa attività di organizzatrice culturale.
Fra i suoi cortometraggi, ricordiamo: Firenze di Pratolini (1959), Il rito della falce (1960), La scelta (1967).
Con il marito Lino del Fra, ha diretto anche alcuni lungometraggi documentari, come All’armi siam fascisti! (co-regia di Lino Miccichè, 1961) e Stalin (1963).
Ha collaborato alla sceneggiatura di numerosi film di finzione. Ricordiamo La villeggiatura (1972) di Marco Leto, Antonio Gramsci – I giorni del carcere (1977) di Lino del Fra, Comizi d’amore ’80 (1982) di Lino del Fra e Regina Coeli (2000) di Nico D’Alessandria.
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