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Sul trasferimento a Bologna del Fondo Pasolini
I commenti di alcuni organi di informazione:
Il Resto del Carlino  -  Il Riformista  -  l'Unità  -  Tam Tam Cinema
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A Roma era il «poeta friulano». E Pasolini torna a Bologna 
Andrea Maioli, Il Resto del Carlino 29 novembre 2003
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BOLOGNA - È un ritorno a casa. Quella casa che lo ha visto nascere, studiare, scrivere, prendere poi il volo verso il Friuli e poi Roma. Poi, verso il mondo che lo ha adottato. Il Fondo Pier Paolo Pasolini torna a Bologna. L'associazione che porta il suo nome ha donato tutte le carte, i documenti, gli scritti, i film, i manifesti al Comune e di conseguenza a quella Cineteca comunale celebre per il suo archivio e per la cura nel restauro e nella conservazione del patrimonio filmico mondiale (non è casuale che gli eredi abbiano affidato all'ente bolognese la tutela delle opere di Charlie Chaplin). Ieri il battesimo ufficiale in un Palazzo Comunale dove ha fatto il suo ingresso, pallida e ieratica come una sacerdotessa, Laura Betti che dell'associazione è presidente, accompagnata dall'avvocato Guido Calvi che Pasolini tutelò in vita e tutela in morte. A fare gli onori di casa, il sindaco Giorgio Guazzaloca, naturalmente felice di offrire alla sua Bologna questo patrimonio culturale di valore mondiale. Un archivio consistente, immenso - un centinaio di faldoni con l'intera opera letteraria, 5.000 foto, un'imponente serie di materiali video, 25 faldoni con le sceneggiature manoscritte dei film... - che fino ad oggi era rimasto rinchiuso in alcune stanze romane, in quella Fondazione Di Vittorio della Cgil che fino a poco tempo fa era presieduta da Sergio Cofferati, lo sfidante di Guazzaloca alle prossime amministrative della città. Ma l'archivio adesso ha cambiato casa, lascia Cofferati e Roma e arriva nella Bologna di Guazzaloca. O meglio, arriverà. «Perché bisogna prima operare una pre-catalogazione - dice Betti -. Perché a Bologna il materiale deve arrivare già in parte ordinato. Questo è un archivio particolare, completo, che racconta non solo trent'anni di storia pasoliniana, ma trent'anni di storia politica, culturale, civile e sociale dell'Italia intera. Con le sue battaglie, le polemiche, tutto quello che ha sempre visto Pasolini protagonista». La parola studio viene rilanciata, insistente, da Laura Betti. Perché questo materiale non sia sterile e serva ai giovani a capire «come nasce un genio». Ma perché adesso, perché Bologna? L'attrice infrange da par suo la cerimonialità che accompagna l'annuncio: «Perché mi sono rotta i coglioni che a Roma si dica Pasolini, il poeta friulano. Pasolini è nato a Bologna, ha studiato e benissimo a Bologna, io a 6 anni l'ho conosciuto in questa che è anche la mia città. Da lungo tempo incominciavo a dare segni di impazienza e io divento una creatura pericolosa quando do segni di impazienza...». L'immagine arriva diretta, e allora? «Allora, non sono abituata a perdere le battaglie e questa, sul Pasolini friulano la stavo perdendo. E poi era giunta l'ora di un ritorno a casa, anche se mi auguro che Pasolini, come è ora, rimanga patrimonio del mondo intero». Ordinare, catalogare, salvare, ristampare (per esempio, la rara e preziosa rivista culturale «Officina»), rendere fruibile il patrimonio di un poeta che ha accompagnato con il suo sguardo spietato e lucido, con le sue intuizioni anticipatrici, con le sue immagini scritte o filmate di feroce e a volte insostenibile bellezza, il cammino dell'Italia e degli italiani. Giuseppe Bertolucci - un cerchio che si chiude, essendo lunga l'affinità quasi parentale tra la sua e la famiglia pasoliniana - che della Cineteca di Bologna è presidente si carica sulle spalle il peso non solo materiale di questo Fondo ma rivolge uno sguardo complice alla Betti e le fa festa perché anche per lei si tratta in qualche modo di un ritorno.
«Non c'è nulla di più definitivo di un ritorno a casa». Pasolini accompagnato da Laura Betti è di nuovo a Bologna, ma la cultura del mondo non lo ha perso. Anzi, fra poco tempo, saprà dove venirlo a trovare.
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Con l'archivio di Pier Paolo la città vola alto. Il Comune, grazie all'accordo
con Laura Betti, ridà luce a un tesoro di valore mondiale
Il Resto del Carlino 29 novembre 2003
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Renzo Renzi e Roberto Roversi, che P.P.P. lo hanno conosciuto e bene, hanno già avuto modo di gioire. Presto, ci auguriamo, lo faranno tutti i bolognesi, gli intellettuali e gli studenti, gli studiosi e la gente comune, gli insegnanti e chiunque nel corso del proprio cammino ha avuto modo di conoscere l'opera di Pier Paolo Pasolini. Pasolini di Bologna, non il «friulano», come l'amica di una vita Laura Betti ha voluto sottolineare più volte ieri, tra gli arabeschi della Sala Rossa, presentando ufficialmente il «dono» che l'associazione ha fatto al Comune. Il «dono», dunque. Questo fondamentale archivio per la cultura del nostro Paese che raccoglie l'opera omnia di un poeta e parallelamente il Dna di una nazione e che, tornando a Bologna, suggella in modo definitivo e inequivocabile la genealogia di Pasolini. Pasolini di Bologna, non il poeta friulano. Pasolini nato e cresciuto in questa città che lo ha formato negli anni più importanti e lo ha indirizzato. «Che i giovani capiscano come nasce un genio - ha detto la bolognese Betti  perché qui a Bologna Pasolini ha studiato e bene, gettando le basi di una preparazione che lo ha condotto fin dove sappiamo». Certo, il liceo Galvani e poi l'Università con Longhi e Calcaterra, la rivista Officina, Leonetti e la libreria Cappelli, via Nosadella e le partite di pallone sui Prati di Caprara... Ma non è solo questo. Il ritorno a casa di Pasolini possiede anche ha un significato più esteso: la conferma di una città che ha riacquistato un prestigio culturale di livello mondiale. Basti pensare alla Cineteca, che non si fregia del titolo «Nazionale», ma che viene guarda caso scelta dalla famiglia Chaplin come unico ente al mondo in grado di restituire la luce ai film del grande clown, e che oggi si trova a gestire un fondo pasoliniano da catalogare, informatizzare, rendere visibile non solo ai bolognesi ma a tutto il mondo. Prima, quelle centinaia di faldoni, quelle migliaia di fotografie, quelle sceneggiature e quelle lettere e quei manifesti e gli scritti erano a Roma, chiusi nelle stanze di una fondazione che si chiama «Di Vittorio», è emanazione diretta della Cgil ed è stata presieduta fino a poco tempo fa da Sergio Cofferati. Ma quel bendidio culturale rimaneva lì, sterile, inutilizzato, parcellizzato tanto che parte del materiale era sì consultabile, ma bussando alla porta di casa di Laura Betti... E ieri lei, seduta accanto a Guazzaloca, si costringeva quasi ad indossare la consueta maschera di aggressività forse per nascondere quello che immaginiamo fosse un vero impeto di commozione. Mentre il sindaco si lasciava scappare un sorriso pensando al «ritorno a casa» di un grande bolognese al quale lui ha riaperto la porta.
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Pasolini, Luca Mastrantonio
Il Riformista 17 febbraio 2004
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«AAA. Spazioso locale cercasi per PPP. Anche periferia, non Ostia. Ottime referenze. Astenersi perditempo e presunte vedove del compianto». Suonava così l'inserzione immobiliare che da qualche tempo rimbalzava nei salotti letterari della Capitale. Soprattutto dopo il violento divorzio tra il Comune di Roma e Laura Betti, che ha traslocato l'Archivio storico di Pasolini nella Bologna di Guazzaloca. Andata persa l'ipotesi di largo Argentina, dove l'attrice voleva che comparisse il suo nome nella delibera, Roma ha comunque trovato un nuovo accomodamento per il poeta. La Casa delle Letterature, l'Associazione Pav e il V° municipio del Comune, con il progetto «Pasolini Poesia Periferia», a cura di Maria Ida Gaeta e Marco Lodoli, PPP verrà ricordato nella sua dimensione naturale: la periferia romana, cantata in versi, prosa e al cinema. Presto verrà inaugurata la Casa della poesia Pier Paolo Pasolini in via Tagliere, quartiere Tiburtino, primo soggiorno romano. Intanto, la Capitale lo ricorda con una serie di incontri, inaugurati da Lidia Ravera che ha affrontato il tema del divorzio, il 14 febbraio. Inguaribile romanticona.
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Laura, Pierpaolo e Walter «Troppe bugie, perciò lascio»
Il Riformista dicembre 2003
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Neanche la battaglia comune a sostegno di Sergio Citti sembra lenire i veleni tra Laura Betti e David Grieco in merito alla gestione del fondo Pasolini, che l'attrice ha voluto traslocare dalla Di Vittorio di Roma alla Nuova Cineteca di Bologna. Una decisione che ha fatto andare su tutte le furie il comune di Roma, cittadini semplici che hanno scritto lettere di protesta e gli amici e sodali del regista di Accattone. David Grieco, assistente alla regia dello scrittore friulano, al Riformista aveva definito «assolutamente personale» la gestione del fondo da parte dell'attrice-musa di Pasolini, che avrà deciso il trasloco «seguendo il suo umore, in base a come si è svegliata la mattina. Si sente come la vedova di Pasolini, morbosamente attaccata a tutto ciò che lo riguarda, e in modo ossessivamente protettivo, materno», è convinta di «essere l'unica a rispettare la sua memoria, si sente l'unica custode. È una vera paranoia».
Lui prende a cuore le cose solo quando ci sono i riflettori di mezzo, ha replicato Laura Betti, ieri, prima di andare all'incontro con Giulio Andreotti, Enzo Bettiza e Antonio Debenedetti per presentare il libro di Alain Elkann («Moravia è un altro che hanno trattato come un imbecille»). Il caso di Sergio Citti è emblematico, dice la Betti. «Io ho chiesto dei soldi al ministero delle attività culturali per far fare un viaggio a Sergio Citti e incontrare il grande Ferlinghetti, che è un sostenitore del Fondo Pasolini, tra l'altro. Ma per coronare il sogno di Citti mi serviva qualcuno che lo accompagnasse, gli facesse da interprete. Allora pensai a Grieco, che però ci andò solo per fare un film con Citti. Peraltro senza grande successo, perché Borgata Americana è un brutto film».
Tornando al caso Pasolini, la Betti rincara la dose contro il Comune: «Il mio odio è dovuto al fatto che dicono un sacco di balle, Veltroni ha detto che il fondo sarebbe stato rilevato dal Campidoglio, ma a me non aveva detto niente, e poi anche la storia della sede che Borgna avrebbe offerto è falsa: il mio nome non compariva nella delibera». Insomma, non è colpa sua, è che la disegnano così.
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Pasolini in affido alla Cineteca di Bologna 
Tam Tam Cinema, dicembre 2003

Si traferisce da Roma a Bologna il Fondo Pasolini, l'archivio raccolto da Laura Betti nel corso di oltre 20 anni, attualmente ospitato a Roma nelle sale della Fondazione Di Vittorio. L'archivio Pasolini è stato dato in affido dall’Associazione Pier Paolo Pasolini al Comune di Bologna e da questo alla Nuova Cineteca di Bologna, che istituirà un'apposita sezione all’interno della propria nuova struttura (via Azzo Gardino). E' soddisfatto il presidente della Cineteca Giuseppe Bertolucci: "Il Fondo sarà reso fruibile all'inizio del 2004, visto che è inventariato, ma manca quasi totalmente di un'adeguata catalogazione". 
E prima del trasferimento sarà infatti compiuta una precatalogazione dei materiali che saranno poi successivamente catalogati e informatizzati dalla Cineteca. Il Fondo-Associazione Pier Paolo Pasolini non cesserà la propria attività nella capitale, rimanendo infatti punto di riferimento organizzativo dello stesso. 
 "Da tempo avevo dato segni di impazienza - ha così motivato Laura Betti la scelta di Bologna - che Pier Paolo dovesse essere per Roma sempre friulano. Pasolini nasce a Bologna, studia a Bologna, noi ci siamo conosciuti a Bologna e siamo entrambi di Bologna anche se andiamo in giro per il mondo, Bologna rimane la nostra città di diritto. Non ero riuscita a vincere la battaglia contro l'idea di Pasolini poeta friulano. Mi auguro almeno adesso, con la partenza di queste valigie per Bologna, di vincere questa battaglia". 
L’Archivio del Fondo è composto da numerosi materiali e tra i più importanti vi sono il catalogo che contiene la bibliografia e la critica su Pasolini, l'elenco dei suoi scritti e la raccolta completa delle sue opere e degli scritti, compresi quelli stranieri, sulla sua opera. Gli scritti di Pasolini non usciti in volume (quotidiani e periodici specialistici). E gli atti processuali cioè copie di verbali, sentenze e documentazione delle molte polemiche collegate ai vari processi. Le fotografie, circa 5mila di vita privata e pubblica. Registrazioni radiofoniche di programmi ai quali il regista è intervenuto e registrazioni di canzoni composte da Pasolini, colonne sonore dei suoi film . Audiovisivi: l'opera cinematografica integrale, interviste, servizi televisivi e cinegiornali, video-clips musicali, riprese di spettacoli teatrali, convegni, dibattiti, discussioni, telegiornali. E infine teatro scritto o avente per soggetto Pasolini. 
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Il Fondo Pasolini passa alla Cineteca di Bologna
l'Unità 28 novembre 2003
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Pier Paolo Pasolini prova a tornare nella sua città natale. E prova a tornare raccolto in quei faldoni custoditi dal fondo omonimo ospitato nelle sale della Fondazione Di Vittorio a Roma. Le tracce di Pasolini, le sue fotografie, filmati e carte autografe arriveranno sotto le Due Torri per essere ospitato dalla Nuova Cineteca di Bologna,l’ente principe in Italia per la nuova cinematografia presieduto da Giuseppe Bertolucci e diretto da Gianluca Farinelli. «È un ritorno a casa», sono le prime parole che dice il regista parmense, fratello di Bernardo (anch’egli regista), prima di annunciare una conferenza stampa pubblica per domani sempre a Bologna. «Non parlate di ritorno a casa - ha detto Graziella Chiarcossi, cugina di Pasolini, nato a Bologna il 5 marzo del 1922 -. È sicuramente uno straordinario lavoro di raccolta ma l’originale di mio cugino è raccolto presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze. «È di estremo interesse - precisa Giuseppe Bertolucci - che il Fondo possa finalmente trovare un luogo come la biblioteca della Cineteca, a disposizione di tutti gli studiosi». Gli innumerevoli materiali pasoliniani sono stati raccolti, nel corso di oltre vent’anni, dal lavoro e dalla ricerca di Laura Betti, amica intima del poeta delle Ceneri di Gramsci. «Non ho proprio voglia di parlare», ha dichiarato la stessa Betti che, nel 1980, ha fondato l’«Associazione Pier Paolo Pasolini», dalla cui ricerca è nato il fondo che da Roma arriverà nei prossimi giorni a Bologna. «Dobbiamo solo attendere il trasloco dalla Capitale - prosegue Bertolucci - che, come potete immaginare, non sarà proprio semplice». Sull’autostrada del Sole, l’A1, nelle prossime ore, infatti, transiteranno la raccolta completa delle Opere (non tutte autografe) dello scrittore-cineasta bolognese, molti degli scritti non usciti in volume («Sono decine e decine di faldoni », confermano dalla Fondazione Di Vittorio, legata alla Cgil), 5mila fotografie sulla sua vita pubblica e privata, audiocassette registrate durante vari interventi pasoliniani. Ma la lista del fondo di Pasolini è sterminata visto che il carico sull’A1 conterrà anche tutti gli atti processuali (fotocopie di verbali, sentenze e documentazione varia legata ai processi a carico di Pasolini), venticinque faldoni con i dialoghi originali dei film e delle versioni dei suoi film in versione inglese, francese e spagnolo. E poi: resoconti di convegni, seminari, dibattiti videocassette su servizi tv, cinegiornali e altro materiale video sull’opera del Pasolini regista. Infine, alcune tra le decine di tesi di laurea scritte su di lui. «Tutto questo materiale - sottolinea il presidente della Cineteca di Bologna - è la testimonianza dell’enorme interesse che ancora ruota intorno all’opera e alla figura di Pasolini. Un interesse - precisa Bertolucci - che abbraccia ormai tutte le generazioni». L’idea di trasferire il fondo da Roma (dove, comunque, l’Associazione di Laura Betti continuerà a mantenere il proprio centro organizzativo) a Bologna era già stata lanciata tempo fa e ripresa, recentemente, anche nel corso di alcune Feste de l’Unità. «D’altra parte - continua Bertolucci -, oltre a esser nato a Bologna, Pasolini ha studiato presso il liceo “Galvani” e ha fatto qui l’università », presso la Facoltà di Lettere. Tutto il materiale proveniente dalle sale della «Fondazione Di Vittorio» sarà reso fruibile già all’inizio del 2004, visto che il fondo è inventariato ma manca quasi totalmente di un’adeguata catalogazione. Il fondo è stato dato in affido al Comune bolognese e da questi alla Nuova Cineteca. Dal punto di vista politico, a Bologna si sono già sprecate le battute di un sindaco di centrodestra, Giorgio Guazzaloca, che «scippa» Pasolini alla sinistra che, guarda caso, proprio a Bologna, candida Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil ed ex presidente proprio della «Fondazione Di Vittorio» di via Donizetti a Roma. Quel che è certo, però, è l’accoglienza che lo stesso Cofferati aveva dato ai faldoni dell’Associazione «Pasolini» e il trasloco da Roma in Emilia-Romagna di un grande patrimonio culturale. «Sarà un’ottima occasione per tutti gli studenti di cinema: Pasolini è una personalità di culto», sono le ultime parole del presidente della Cineteca bolognese, Giuseppe Bertolucci. Per l’ente cinematografico di Bologna, infatti, l’affido del fondo dell’«Associazione Pier Paolo Pasolini » rientra in un ambito più ampio di iniziative culturali, come il recente «Premio Solinas» e gli omaggi e studi sull’opera di Ermanno Olmi.

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